RELAZIONI  Via NORMALE e Biancograt  del  BERNINA

Pizzo Bernina 4049 m
Versante sud-est e cresta sud
MIE IMPRESSIONI
Percorsa nell'Agosto 1966 con Ugo Banfi e Eriberto Pedrotti in una giornata splendida.
Siamo partiti con la Cinquecento Sabato alle 14 (a quei tempi si lavorava anche il sabato fino alle 12) da Saronno per 
passare da Monza a prendere Ugo e poi via per la strada del lago di Como.
A sera tarda siamo arrivati alla Marirelli , poche ore di sonno e poi su fino alla cima Italiana e Svizzera.
Eriberto arrivato alla Capanna Marco Rosa non c'e la faceva più ed è rimasto ad aspettarci.
Discesa per la stessa via di salita fino ad arrivare di nuovo all'auto.
Nel viaggio in auto mi sono accorto che tendevo a chiudere gli occhi , un pò per la stanchezza e un pò perchè gli occhi
dopo una esposizione a quei raggi solari erano visibilmente arrossati, e pertanto ho avuto la brillante idea di fermarmi a fare un sonnellino.
Comunque a Mezzanotte eravamo a casa e puntualmente al Lunedì mattina al lavoro.
La relazione di cui sotto è dei nostri giorni, in quanto allora le cose erano diverse.
La Marco e Rosa non era un rifugio, non c'erano attrezzature e nemmeno molti alpinisti.
In cima eravamo soli e soletti e solo un Piper ci ha salutati.
Il Bernina è veramente una bella cima, non difficile, che vale la pena di salire.
Il Pizzo Bernina è il quattromila più orientale dell'arco alpino, e la vetta più alta delle Alpi Retiche, ed è tra le montagne più 
frequentate di questo settore alpino. 
La sua vetta principale sorge in territorio svizzero, mentre il confine con l'Italia passa per l'anticima sud, detta Spalla o Punta 
Perrucchetti.
La via normale dal rifugio Marco e Rosa De Marchi risale il nevoso versante sud-est  e la rocciosa cresta della Spalla, per poi 
condurre in vetta attraverso l'aerea ed affilata cresta sud, molto bella ma che può presentare problemi di cornici.
Già l'avvicinamento al rifugio Marco e Rosa (che è tra i rifugi più alti delle Alpi) rappresenta da solo una escursione d'alta quota, sia 
che la si affronti dal versante svizzero - dove si trova qualche problema di crepacci e difficoltà su roccia per superare la cresta 
della Fortezza - o che si salga dall'Italia - dove oltre ai crepacci ci si deve preoccupare della "via ferrata d'alta quota" che supera le 
rocce sottostanti il Marco e Rosa, sconsigliabile in caso di maltempo.
Provenendo dal versante italiano, è possibile programmare diversamente i due giorni di salita pernottando 
al rifugio Marinelli-Bombardieri, anche se il secondo giorno necessita di un impegno da almeno 4 ore per 1250 metri di 
dislivello, corredato dalla successiva lunga discesa.
La via è molto frequentata e l'affollamento causa spesso ingorghi, specie sul tratto di cresta sotto la Spalla.
Anche se la salita è ben attrezzata con chiodi cementati e spit, possono risultare utili un paio di dadi o friends.
                                Difficoltà:              PD+ ( III- / 40° )
                                Dislivello:             1650m + 450m (Campo Moro) o 1050m + 450m (Diavolezza)
                                Tempi:                 Ore 5-5,30 + 2 (Campo Moro) o 4,30-5 + 2  (Diavolezza)

Da Lanzada (983 m), in alta Valmalenco, raggiungere in auto la diga di Campo Moro (2021 m); dopo averla 
attraversata un buon sentiero porta ad un bivio; seguire le indicazioni per i rifugi Carate e Marinelli-Bombardieri.
Il sentiero risale prima ripidamente la costa boscosa soprastante con vari tornanti, poi attraversa meno ripidamente a mezza costa 
fino ad entrare nel vallone compreso tra il Sasso Moro e il Monte delle Forbici.
Risalire per un sentiero su pascoli, che presenta dei tratti ancora ripidi, fino a raggiungere il rifugio Carate 
Brianza (2636 m). [ore 1,30-2]
Poco oltre sulla sinistra raggiungere la Bocchetta delle Forbici, dove si ha una bella visuale sul gruppo 
Bernina-Scerscen-Roseg.
Lasciando sulla destra la deviazione per il Monumento degli Alpini, proseguire a mezza costa sulla sinistra in leggera discesa su terreno 
morenico, che può presentare anche tratti su neve, specie ad inizio stagione.
Oltrepassato un dosso, raggiungere un piccolo laghetto morenico ai piedi dello sperone sul quale sorge il rifugio Marinelli. 
Da qui, proseguire tra gli sfasciumi aggirando la ripida parete rocciosa dello sperone sulla destra, fino a raggiungere 
una facile rampa lungo la quale un ripido sentiero porta al soprastante rifugio Marinelli-Bombardieri  (2813 m). [ore 1,30]
Salire per il sentiero che verso nord-est, tra detriti morenici e sfasciumi, raggiunge dei salti rocciosi verticali; qui occorre tagliare verso sinistra 
(indicazioni) per raggiungere, lungo una traccia, il passo Marinelli Occidentale (3050 m). [30 minuti]
Si arriva così sulla vedretta di Scerscen Superiore e risalirla verso nord (crepacci) su pendii di 
inclinazione moderata, prima lasciando sulla destra la bastionata rocciosa del Pizzo Argent, quindi 
oltrepassando la base del canalone di Cresta Guzza.
In condizioni di innevamento primaverili, la via migliore per raggiungere il rifugio Marco e Rosa consiste proprio 
nel risalire questo canalone che diventa ripido nella seconda metà (45°) generalmente restando nei 
pressi della sua sponda settentrionale ed uscendone in alto verso sinistra per raggiungere in breve il rifugio. 
Continuando invece a risalire il ghiacciaio in direzione del roccioso versante sud-ovest della Spalla del 
Bernina, effettuare un semicerchio verso destra, seguendo la traccia normalmente ben marcata (attenzione 
ai crepacci).
Raggiungere la bastionata rocciosa a quota 3400 metri circa, dove hanno inizio le attrezzature; risalire le rocce seguendo le corde 
metalliche e gli infissi presenti e procedendo lungo una linea in diagonale verso destra, fino a raggiungere la 
spalla rocciosa dove sorge il rifugio Marco e Rosa De Marchi (3597 m). [ore 1,30]
Dalla capanna Diavolezza (2973 m), raggiungibile in funivia dalla strada che da Pontresina (1822 m) sale al 
Passo del Bernina (2323 m), occorre invece scendere per sentiero tra sfasciumi morenici fino al Vadret Pers, che 
si deve poi attraversare (qualche crepaccio) verso Sud-Ovest in direzione dell'ampia cresta della Fortezza.
Lasciando sulla destra l'affioramento roccioso dell'Isla Persa (2720 m) che divide il vadret Pers dal vadret da Morteratsch, 
risalire il pendio nevoso alla sinistra delle rocce (ripido inizialmente), per poi proseguire verso Sud-Ovest in direzione della cresta rocciosa 
soprastante, avendo sulla sinistra l'elevazione rocciosa dei Rifugi dals Chamuotschs (3130 m).
Dopo aver superato un tratto crepacciato, giungere in prossimità di un colletto posto tra i rifugi dals Chamuotschs e la 
Fortezza da dove, tagliando verso destra, si supera un ultimo pendio nevoso (crepaccia terminale) prima di 
raggiungere la cresta rocciosa della Fortezza.
Prosegue quindi facilmente su roccia per un tratto, quindi la cresta diventa nevosa (cornici sulla sinistra) e 
conduce ad un nuovo tratto roccioso più lungo e impegnativo, che presenta diversi passaggi di 
arrampicata (II) ben protetti con chiodi cementati e spit (utili anche per le eventuali calate in discesa) 
nei punti necessari.
Al termine del tratto roccioso raggiungere la quota 3482 m, sommità della Fortezza; da qui risalire il sovrastante pendio nevoso 
(qualche crepaccio) in direzione del Monte Bellavista, fino a raggiungere l'estremità orientale dello spalto 
nevoso pianeggiante noto come Terrazza di Bellavista. 
Dopo aver attraversato tutta la Terrazza verso Ovest, scendere per facili pendii nevosi che però presentano 
grossi ed insidiosi crepacci, puntando alla base dell'elevazione rocciosa della Cresta Guzza.
Lasciare sulla sinistra le eventuali tracce per i Pizzi Zupò e Argent, aggirare sulla destra la Cresta Guzza, 
giungendo così nei pressi della forcola di Cresta Guzza e in breve al rifugio Marco e Rosa De Marchi  (3597 m). [ore 4,30-5]
Dal rifugio risalire l'ampio pendio nevoso (versante Sud-Est della Spalla del Bernina) normalmente 
lungo una buona traccia, inizialmente su pendenze moderate che si fanno via via maggiori salendo verso la 
cresta rocciosa della Spalla; l'ultimo tratto può essere un pendio nevoso piuttosto ripido (40°) oppure, in 
stagione avanzata, un pendio di rocce rotte non difficile ma che necessita un pò di attenzione.
Lungo un ripido canale raggiungere una sella sulla cresta della Spalla, da dove si aggira sulla destra (II) 
un primo risalto roccioso; si arriva alla base del tratto più impegnativo della salita.
Raggiunta una catena di sosta salire in diagonale verso destra ad un chiodo cementato, dal quale si deve salire 
in verticale superando un muretto su piccoli ma buoni appigli (III-), fino ad un altro chiodo cementato (tutti 
questi ancoraggi diventano utili in discesa per le eventuali corde doppie).
Da qui la salita prosegue per rocce facili (II) sempre ben protette con qualche chiodo o spit, sino a raggiungere per neve o 
facili rocce rotte la vetta della Spalla del Bernina (4021 m), da dove si scende brevemente fino al filo 
della sottile ed aerea cresta Sud.
In caso di innevamento notevole, si può raggiungere questo punto evitando di risalire la cresta rocciosa della Spalla e 
restando sul ripido (45°) pendio nevoso alla sua destra. 
Sempre secondo l'innevamento presente, l'aerea cresta nevosa (cornici) può condurre direttamente in vetta al 
Bernina oppure essere intervallata da tratti di facili rocce, in special modo nel tratto terminale che 
presenta qualche passaggio di II grado prima della cima.   [ore 2]
In discesa ripercorrere la via di salita, ricorrendo ad un paio di doppie per scendere dalla Spalla.

Biancograt (cresta nord del Pizzo Bianco e cresta nord-est)
Il Biancograt è in assoluto tra le più celebri e spettacolari creste nevose delle Alpi.
La sinuosa linea di cresta che raggiunge la vetta del Pizzo Bianco è un'ascensione ambita e, se le 
condizioni meteorologiche e della montagna sono buone, abbastanza frequentata.
L'impegno fisico e tecnico necessario a realizzare l'ascensione non è da sottovalutare: la maggior parte delle cordate 
decide, scendendo dalla via normale, di pernottare al rifugio Marco e Rosa, lasciando per il giorno 
successivo la lunga discesa per la cresta della Fortezza ed il ghiacciaio del Morteratsch. 
Un'alternativa per la discesa consiste nell'effettuare la traversata dei Pizzi Palù, per scendere poi alla funivia del Diavolezza (dove 
comunque si può arrivare anche scendendo dalla Fortezza), evitando così il Morteratsch.
Sulla esile ed aerea cresta nevosa bisogna fare attenzione, oltre che alle insidiose cornici, all'eventuale presenza di ghiaccio.
Anche il tratto di cresta, di roccia a tratti piuttosto rotta, tra il Pizzo Bianco e la vetta del Bernina, 
non deve essere eccessivamente innevato per evitare troppi problemi.
Con buone condizioni della montagna, la frequentazione di questo itinerario è decisamente alta, 
e questo garantisce quasi sempre una buona traccia sulla cresta.
Nei tratti rocciosi la salita è ben attrezzata con chiodi e spit, oltre che con una specie di via ferrata nel tratto 
sottostante la fuorcla Prievlusa; tuttavia cordini, fettucce ed un paio di dadi o friends possono essere utili. 
                              Difficoltà:              AD ( III+ / 45° )
                              Dislivello:             800m + 1500m
                              Tempi:                 Ore 3-3,30 + 6-8

Da Pontresina (1822 m), in alta Engadina, lasciata l'auto nel parcheggio della stazione ferroviaria seguire 
le indicazioni per la chamanna da Tschierva che portano a risalire la Val Roseg, inizialmente 
lungo un ampio sentiero e quindi per la strada carrozzabile sterrata (vietata al traffico automobilistico) fino a raggiungere un bivio 
nei pressi dell'Hotel Roseg (1994 m).
Qui prendere a sinistra (indicazioni); proseguire ancora per un tratto pianeggiante lungo il fondovalle, quindi si inizia a 
salire prima attraverso il bosco ed in seguito con varie svolte lungo il magro pascolo, fino al Margun 
Misaun (2245 m).
Da qui proseguire la salita dirigendosi verso la morena laterale del vadret da Tschierva; la si deve risalire per abbandonarla solo nei 
pressi del rifugio, dove un'ultimo tratto di sentiero piuttosto ripido e con vari tornanti conduce alla 
chamanna da Tschierva (2583 m). [ore 3-3,30]
Dal rifugio seguire il sentiero (grosso ometto all'inizio, poi altri ometti e segnalazioni) che procede 
a mezza costa verso Sud-Est in direzione del Bernina e della fuorcla Prievlusa; si rimane sempre alti sul 
vadret da Tschierva e si ignorano le deviazioni che scendono verso il ghiacciaio (tutte portano ad 
attraversarlo in direzione del Piz Roseg).
Sempre seguendo il sentiero ben marcato, superare alcuni torrenti sino a portarsi alle pendici meridionali del 
Piz Morteratsch: qui il sentiero a tratti si fa meno definito e piuttosto esposto, ma risulta sempre ben 
segnalato (anche con catarinfrangenti, molto utili al buio) ed attrezzato con catene nei punti più difficoltosi.
Gradatamente ci si avvicina al vadret da Tschierva, che si raggiunge infine lungo un tratto di 
sfasciumi, dove la traccia va scomparendo.
Percorrere il ghiacciaio restando molto vicini alla sua sponda sinistra per un breve tratto; tagliare poi appena 
possibile sulla sinistra per un pendio di sfasciumi fino ad individuare una traccia (ometti non molto facili da 
vedere) che, superati alcuni dossi morenici, porta sul ramo del ghiacciaio sottostante il Piz Morteratsch ed il 
Piz Prievlus, che porta verso la fuorcla Prievlusa. 
Raggiunto il ghiacciaio, risalire un primo tratto ripido sino a raggiungere i più dolci pendii superiori ai piedi del Piz Prievlus; restando piuttosto 
sulla sinistra (alcuni crepacci) risalire il pendio nevoso che si fa sempre più ripido (facilmente è presente una traccia), fino a raggiungere la crepaccia 
terminale nei pressi delle rocce sulla sinistra. 
Superata la terminale, spostarsi sulle rocce seguendo una cengia che, sempre verso sinistra, conduce ad un 
tratto di parete rocciosa verticale attrezzato con dei maniglioni di ferro e dei cavicchi metallici a spirale 
(utili a chi vuole superare la "ferrata" assicurato).
Al termine del tratto attrezzato, una facile traccia negli sfasciumi porta alla fuorcla Prievlusa (3430 m).
E' possibile raggiungere la forcella anche (nel caso di innevamento notevole) direttamente per il ripido pendio 
nevoso (45°) alla destra del tratto roccioso attrezzato, soluzione che però presuppone buone condizioni del manto 
nevoso ed è comunque a rischio di scariche di sassi dalla parete rocciosa soprastante.  [ore 3-4]
Dalla forcella attaccare il risalto roccioso sulla destra; restare inizialmente sulla destra del filo di 
cresta per superare una cengia spiovente (II, spit) e un diedro provvisto di solidi appigli (III, spit alla base), quindi proseguire per rocce più facili (II) 
fino a riportarsi lungo un canalino sul filo di cresta. 
Superato un breve risalto verticale (III, spit), proseguire lungo la cresta rocciosa (II) fino a raggiungere un tratto nevoso della cresta che conduce ad 
un successivo facile rilievo roccioso (II; con buone condizioni di neve può anche essere aggirato sulla sinistra).
Oltre il risalto scendere ad un colletto dove ha inizio la vera Biancograt.
La sinuosa cresta di neve è all'inizio non particolarmente stretta né ripida; 
salire restando nei pressi del filo facendo attenzione alle eventuali cornici presenti, favoriti in genere da 
una buona traccia.
In seguito si incontra un tratto ripido (45°) che può risultare delicato se ghiacciato; 
in breve l'inclinazione diminuisce un pò, ma in compenso la cresta si fa più aerea e ricca di cornici.
Con un ultimo tratto ancora ripido (45°) raggiungere la vetta del Pizzo Bianco (3995 m).  [ore 2-3]
Da qui scendere lungo la cresta rocciosa; restare prima piuttosto bassi sul fianco sinistro sfruttando 
le facili cenge presenti (II), quindi riportarsi sul filo con qualche passaggio non difficile (II+) ma 
esposto, dove la cresta scende verticalmente verso la forcella sottostante.
Qui si trova un chiodo cementato da dove si può effettuare una breve doppia, invece di scendere in arrampicata lungo il filo di cresta (III e 
un passaggio di IV); raggiungere così la breccia del Bernina.
Superato un breve salto roccioso (II), raggiungere la base di un gendarme (spit) che può essere 
salito direttamente lungo un caminetto e una successiva placca (III+, spit) oppure aggirato sulla destra (III).
Dal vertice del gendarme scendere (III, chiodo per un'eventuale doppia) per proseguire lungo il 
filo di cresta fino ad incontrare un breve risalto verticale impegnativo (III+).
Dalla sua sommità, provvista di chiodo cementato, è possibile calarsi ma si può anche scendere in arrampicata 
abbastanza comodamente (II+).
Dalla sella così raggiunta attaccare il tratto di cresta finale, salendo per rocce non difficili (II) ma non del tutto stabili in 
prossimità del filo di cresta; in caso di innevamento abbondante risalire il ripido pendio nevoso a destra delle rocce.
Al termine del tratto ripido, la cresta diventa pianeggiante e, superate le ultime facili rocce, si arriva in vetta.  [ore 1]
In discesa volendo è possibile ripercorrere la via di salita, ma la stragrande maggioranza delle cordate 
preferisce scendere lungo la via normale per la cresta sud e la Spalla al rifugio Marco e Rosa (vedi sopra), 
dove spesso si pernotta.
Da qui ci sono varie possibilità di discesa: chi non ha obblighi di rientro a Pontresina può scendere verso il rifugio Marinelli e la 
Valmalenco, mentre dovendo scendere verso la Svizzera si può optare per la discesa lungo la Fortezza per 
raggiungere il Diavolezza (da dove si torna a Pontresina con la funivia e il trenino) o direttamente la stazione 
del trenino del Morteratsch affrontando al termine della Fortezza la lunga discesa del vadret da Morteratsch. 
Infine, una soluzione molto seguita (pernottando al Marco e Rosa) consiste nella traversata dei Pizzi Palù 
per raggiungere il Diavolezza: dal Marco e Rosa, dopo aver raggiunto la nevosa Terrazza di Bellavista, anzichè 
scendere verso la Fortezza proseguire (normalmente lungo una buona traccia) aggirando sulla sinistra la 
cima 3804m del Monte Bellavista e raggiungendo la forcola Bellavista (3688 m).
Da qui salire al Pizzo Palù Occidentale (3823 m) inizialmente su terreno misto e quindi su neve lungo la sua non difficile (PD) cresta 
Ovest; traversare poi lungo la cresta nevosa sommitale il Pizzo Palù Centrale (3906 m) e il Pizzo 
Palù Orientale (3881 m) oltre il quale, raggiunta la spalla 3371m sulla sua cresta Nord-Est, scendere per il 
vadret Pers (crepacci) sino alla fuorcla Trovat (3019 m) da dove un sentiero che taglia i fianchi del Piz Trovat 
e del Sass Queder porta al Diavolezza (dal Marco e Rosa calcolare ore 5,30-6).