RELAZIONE   Via   MAYERL

SASS DE LA CRUSC 2825 m.  Diedro Ovest

Difficilissima arrampicata libera su roccia buona , friabile alla partenza.

La via è logica e segue l'evidentissimo grande diedro a sinistra del « grande muro ».

L'ambiente è magnifico e molto suggestivo, come per tutte le salite al Sass de la Crusc.

I chiodi necessari (pochi), sono tutti in posto, abbastanza ripetuta, le soste sono attrezzate.

Primi salitori:   S. Mayerl - M. Rohracher, 2 e 3 settembre 1962

Difficoltà:  ED (VI)    Coefficiente di Difficoltà: 3915    Coefficiente Globale: 4502

(150*3) +(150*0,5) +(10*3)+(25*8) +(10*10)+(25*14) +(15*16) +(15*10)+(15*16) +(25*8) +(35*10) +(10*16)+(10*18)+(10*18) +(10*14)+(10*10) +(10*10)+(20*16)+(10*0,5) +(30*8) +(35*3) =  3915  630m.

Dislivello:  500 m circa

Sviluppo: 630m.

Rischio: R3

Tempi:  salita ore 8, discesa ore 1,30

Materiale:  2 corde da 40 m, 20 moschettoni, 2 staffe a testa, cordini, qualche chiodo e cuneo, qualche friend grande.

MIE IMPRESSIONI

Percorsa nel Settembre 1985 con Renato Bernard.

L’avvicinamento è di quelli che mi piacciono: con la seggiovia.

L’ambiente è da favola , ecco perché i frati dell’Abbazzia hanno posto la loro dimora.

Dall’Abbazia si vede il Sasso della Croce, una enorme bastionata di 600 m. incisa da un gran diedro inconfondibile.

Quel diedro è la nostra via , non necessita nessuna relazione tanto è evidente.

Le sorprese non mancano quando arriviamo all’attacco, sopra di noi una parete di 300 m. (in pratica una via) fatta di rocce non marce, ma marcissime (mai visto nulla di simile) di difficoltà di 3° e 4°.

Per salirle il sistema migliore è di arrampicare in libera senza corda (per evitare che la perdita di appiglio di uno non incida sull’altro), vicini e paralleli (per non scaricare sassi sulla testa del compagno).

Occorre arrampicare tastando e provando accuratamente appigli e appoggi e con delicatezza (era come arrampicare su appoggi e appigli fatti di uova).

Più volte ci siamo guardati in faccia per vedere se continuare.

La nostra stoicità e per non darla vinta a una parete di "merda" abbiamo proseguito fino all’ attacco della via vero e proprio.

Una vera e propria Roulette russa ingaggiata con la parete.

Poi abbiamo scoperto che esiste un sentiero che aggira quasi tutto lo zoccolo.

All’attacco un'altra sorpresa una parete di V - V+ marcia come sotto, con la differenza che con questo grado gli appigli sono da tirare e non accarezzare.

Renato comunque riesce ad arrivare in sosta.

Dopo questo tiro inizia il vero e proprio diedro con una roccia buona e sicura.

Le soste sono attrezzate o facilmente attrezzabili.

Di chiodi ce ne sono pochi, ma il diedro è fessurato e prende con facilità nuts e friends (portare misure medie o grandi).

La salita è bella , di soddisfazione , di difficoltà di 6° continuo.

Molti indicano le difficoltà di questa via come metro campione per i gradi delle classiche.

Le vie più difficili di questa sono superiori al 6°, e viceversa.

L’ultimo tiro è stato un piccolo incubo.

Si trattava di salire uno strapiombo che in alto aveva un chiodo che ho tirato , ma da quello non riuscivo più a staccarmi per iniziare una traversata su poco.

Solo con molto equilibrio ed appena appena sono uscito.

Poi il resto del tiro è normale.

In conclusione non so se consigliare questa via per quanto ho detto.

La discesa è elementare su sentiero attrezzato e sentiero normale che riporta sotto la parete.

Volendo un sacco con le cose non necessarie si può nasconderlo alla base e riprenderlo al ritorno.

ACCESSO

Dall'Ospizio Di Santa Crusc (m 2045), dirigersi verso l'evidente diedro, che è preceduto da uno zoccolo di avancorpo.

Salire il ghiaione e da uno dei punti in cui questo arriva più alto, portarsi sullo zoccolo.

Questo è inclinato, ma è costituito da rocce molto marce.

Superare un caminetto (III) e poi davanti a due altri camini, uno a destra e uno diritto salire quest'ultimo e poi per rocce sempre marcie portarsi alla base del diedro.

Circa 300m. di III e IV senza chiodi e con rocce molto marce.

SALITA

1)  Salire su rocce grigie, inizialmente molto marcie, poi un pò meno scadenti e obliquando verso destra raggiungere una cengia. 35 m di IV+.

2)  A sinistra per 5 m poi diritti per un diedro grigio (IV e V con 2 cunei), fino ad una parete con una lama gialla che si deve rimontare (VI- molto atletico). Sosta su cengia. 25 m.

3)  Leggermente a destra per un diedro-fessura (1 cuneo VI-), uscire appena a destra e continuare fino ad una cengia. 20 m di V+ e IV con roccia migliore.

4)  A destra per una fessura friabile. 10 m di V

5-6)  Seguire come direttiva un diedro-fessura giallo verticale fino ad una nicchia. 50-60 m per un totale di due lunghezze di A2 e V+ con molti chiodi.

7)  Alzarsi 2 m, girare lo spigolo del diedro a destra su rocce grigie. Sostare su chiodi; 10 m di V+ , delicato con 2 ch.

8)  Alzarsi una decina di m su roccia grigia (V), traversare verso sinistra (A1, A2) ancora per 10 m e superare uno strapiombo che riporta nella prosecuzione del diedro (niente chiodi, passaggio di VI problematico).

Proseguire 10 m per camino (III). Sostare in una nicchia. 35 m.

Fine delle grandi difficoltà.

9-10) Andare prima a destra (passaggio problematico dopo il chiodo, V+), poi diritti e a sinistra per fessure e massi appoggiati (V-), alla fine un caminetto (IV) porta in cima. 60 m.

DISCESA

Dall'uscita della via seguire la cresta che scende verso destra (Sud-Ovest), scavalcare il Piz Zubr (m 2718) e raggiungere la Furcla dla Crusc (m 2609) per sentiero.

Ora seguire la ferrata, superando costole e gradini rocciosi  (segnalazioni frequenti e parecchi ometti) fino a incontrare il sentiero n. 7 che riporta all'Ospizio di Santa Crusc (ore 1,30).