RELAZIONI   SIGARO

Grignetta - Sigaro Dones - Via Normale (Fasana)  
Una via bella, elegante, divertente e sempre su roccia ottima.
Le difficoltà sono omogenee e relativamente contenute, ma non banali; da non sottovalutare nel suo complesso.
Spesso in grande esposizione, la chiodatura è buona, sicura, in modo particolare dopo il recente lavoro di riattrezzatura.
Difficoltà:       D (un punto di V, molto sopra al IV)
Sviluppo:       5 lunghezze, 80 m
Esposizione: SE
Chiodatura:   ottima, soste su catene a fix
Materiale:      6 rinvii, 2 corde
Avvicinamento
Il Sigaro può essere raggiunto in modi diversi, e in modo particolare il versante della via normale.
E' possibile seguire la Cresta Cermenati (sentiero n. 7) fino al traverso per i Magnaghi e quindi
il traverso fino al Canalone Porta (n. 3), oppure seguire direttamente il Canalone Porta stesso fino al punto di
incrocio con le deviazioni per la Cermenati, a sinistra, e la Senigalia, a destra (cartelli).
Da qui è possibile procedere lungo il Canalone Porta fino alla base del Sigaro, per attaccare la via a partire dallo stretto
canalino che risale ripido costeggiando il suo versante meridionale.
In alternativa:
dall'incrocio è possibile prendere il sentiero di destra, in direzione della Cresta Senigalia, per portarsi in pochi metri in vista della 
cresta in corrispondenza della Bocchetta dei Prati; si risalgono i successivi pendii per evidente sentiero, costeggiando a
destra le pareti Est del complesso di guglie che precedono il Sigaro.
Si arriva in pochi minuti all'altezza di una evidente spaccatura che taglia la cresta di sinistra in corrispondenza dello spigolo Sud
del Torrione Magnaghi Meridionale.
Allo stesso posto si perviene anche seguendo semplicemente la Cresta Senigalia (n. 1).
Da qui si lasciano i terrazzi erbosi per dirigersi esattamente verso la spaccatura;
l'accesso comporta una semplice arrampicata su rocce elementari (II) ma non sempre salde.
Si attraversa la forcella e si scende per facili rocce il canalino dalla parte opposta.
Si arriva, costeggiando la parete Sud del Magnaghi meridionale, in vista dell'intaglio tra il Magnaghi e il Sigaro.
Attenzione a non scendere troppo nel canale: il primo tiro porta al punto d'incontro tra il Sigaro e il
torrione (sosta in comune con la via Albertini) ed è più facile raggiungerlo da destra, piuttosto che dal basso;
se si presta attenzione, sul versante di sinistra del canale - scendendo - si noteranno due fix di assicurazione.
L1 
Dalla catena nel fondo del canale si seguono in diagonale verso sinistra le facilissime rocce che
portano fino all'intaglio tra il Sigaro e il primo dei Torrioni Magnaghi.
Bisogna fare attenzione a non lasciarsi trasportare dalla facilità del tiro e a tenere sempre presente il punto di destinazione per non finire
troppo in alto ed essere costretti, a ridiscendere.
Non si sbaglia se si tiene in vista un evidente spuntone sul filo dello spigolo di sinistra; consigliabile
rimanere il più possibile bassi durante il traverso, per salire solo verso la fine del tiro.
La sosta è comoda e spaziosa, in comune con la via Albertini al Magnaghi;
spesso è condivisa da due o tre cordate insieme.
L2
Salire per qualche metro lungo la spaccatura, prima nello stretto camino, lungo rocce ben appigliate;
il camino si fa sempre più ampio e bisogna risalirlo a lungo in opposizione.
All’inizio è semplice rimanere in profondità nel camino.
A metà altezza è possibile proteggersi con un buon fix, però fuori dalla linea
di salita più facile, costringe a sporgersi parecchio verso l’esterno per moschettonare; alcuni salgono
tenendosi molto all’esterno del camino, in ampia spaccata: la linea risulta più diretta e porta fino al
fix senza deviazioni, ma è sensibilmente più difficile.
Se si vuole si può decidere di ignorare il fix e puntare direttamente ad un chiodo piantato un paio di metri più in alto,
appena sopra ad una piccola cengia, perfettamente in linea con la salita ideale.
Nella parte superiore del camino è necessario tenersi bene all'esterno, verso l'ultima parete liscia di sinistra:
solo così si riesce a raggiungere senza fatica il fix che protegge l'uscita dal camino.
Qui, ad assicurare il passaggio, si trovano vicinissimi: un primo vecchio chiodo nel fondo di una fessura; a
pochissima distanza un visibilissimo fix; pochi centimetri più sopra un terzo chiodo con anello.
Una volta raggiunti gli ancoraggi portarsi finalmente sul Sigaro (IV+; il passaggio di uscita è uno dei più
complicati della via) e dopo l'uscita delicata raggiungere in breve la sosta, comoda e sicura.
Un tempo la sosta era vicina all’uscita del camino; oggi questa sosta è stata eliminata; in molti proseguono
direttamente in un tiro unico fino alla sosta successiva, ma volendo si può sfruttare quella che continua ad essere una sosta della
via Gasomania, un paio di metri più a sinistra, verso la fine di una facile cengia.
L3
Dalla sosta tornare a destra lungo la cengia, raggiungere uno sperone e risalire sul profilo
sinistro; alla base dello sperone si trova un chiodo, difficile da moschettonare , perché
infisso molto profondamente nella roccia; non fondamentale vista la vicinanza alla sosta.
Arrampicare in diagonale verso destra, prima fin sopra lo sperone, quindi, in traverso più deciso, in direzione
di un evidente strapiombo sul profilo del Sigaro.
Rinviare un vecchio chiodo alla base dello strapiombo, appena sotto ad un piccolo tetto, magari facendo
attenzione a usare un ancoraggio lungo per evitare problemi di scorrimento della corda.
Ora è possibile superare direttamente lo strapiombo, oppure - più facile - lo si può aggirare del tutto sulla destra: poco più di
un metro di traverso molto aereo porta a rocce molto facili e con maniglie.
La sosta è vicina, sopra ad una comoda ed ampia cengia, sotto ad una parete verticale.
Il tiro è molto breve se fatto singolarmente.
Alcuni, come accennato, lo concatenano al precedente, altri al successivo.
L4
Per delicati appigli superare direttamente la parete leggermente strapiombante sopra alla sosta; è il tratto
più difficile della via (V).
Tenersi prima piuttosto sulla destra, dove gli appigli sono più abbondanti, e quindi, dopo un metro e mezzo, riportarsi a sinistra,
nella fessura che solca tutta la parete; un paio di chiodi indicano il punto di ritorno.
Dall'ultimo chiodo della fessura alzarsi ancora mezzo metro:  qualche decina di centimetri sopra al chiodo, poco a sinistra della sua verticale, una
asperità fà da maniglia, decisiva per affrontare in sicurezza il traverso che segue.
Da qui inizia un delicato traverso di pochi metri verso sinistra, che porta direttamente fino alla sosta.
L5
L'ultimo è il tiro più semplice.
Dalla sosta si sale in verticale fino al comodo ballatoio sotto alla testa finale del Sigaro; c'è un fix e un chiodo con
anello; è sconsigliabile utilizzarlo perchè il tratto che segue è un deciso traverso verso sinistra al termine
del quale un chiodo è indispensabile e non utilizzare questo primo anello è l'unico sistema per evitare alla
corda due decisi angoli retti consecutivi; si valuti almeno la possibilità di assicurare il rinvio al chiodo
con una lunga fettuccia che consenta alla corda migliore mobilità.
Traversare a sinistra, dunque, lungo il facile ballatoio, fino ad un chiodo al di sotto di uno strapiombo; un paio di metri più in alto è visibile un fix.
Lo strapiombo è da superare direttamente, è un po' faticoso ma non difficile: in alto si raggiungono
subito ottime maniglie.
Il resto del tiro - e della via - è solo una facile rampa di III che porta fino alla croce di vetta.
Grignetta - Sigaro Dones - Via Normale (variante Boga)                        
Una via elegante, divertente, sempre su roccia ottima.
Le difficoltà sono omogenee e relativamente contenute; da non sottovalutare nel suo complesso.
Spesso in grande esposizione, la chiodatura è buona, sicura, in modo particolare dopo il lavoro di riattrezzatura.
Il tiro della variante - il penultimo tiro è  l'unico che lo differenzia dalla via normale originale - la rende più facile della normale:
la placca di V superata da Fasana con i chiodi è evitata sulla sinistra da un corto tiro più semplice e divertente.
                                Difficoltà:            AD+ (tratti di IV+, molto IV)
                                Sviluppo:            5 lunghezze, 80 m
                                Esposizione:      SE
                                Chiodatura:        ottima, soste su catene a fix
                                Materiale:           6 rinvii, 2 corde
L1
Dalla catena nel fondo del canale seguire in diagonale verso sinistra le facili rocce che
portano fino all'intaglio tra il Sigaro e il primo dei Torrioni Magnaghi.
Bisogna fare attenzione a non lasciarsi trasportare dalla facilità del tiro e a tenere  sempre presente il punto di destinazione per non finire
troppo in alto ed essere costretti, poi, a ridiscendere.
Non si sbaglia se si tiene in vista un evidente spuntone sul filo dello spigolo di sinistra; consigliabile
rimanere il più possibile bassi durante il traverso, per salire solo verso la fine del tiro.
Il terrazzino di sosta è comodo e spazioso, in comune con la via Albertini al Magnaghi.
Opportuna la decisione degli attrezzatori di organizzare il posto con due soste indipendenti, sebbene appaiate: una coppia di solidi fix
e una catena, sempre su fix.
L2
Salire per qualche metro lungo la spaccatura, prima nello stretto camino, lungo rocce appigliate; il camino si fa sempre più ampio
e bisogna salirlo a lungo in opposizione. 
All’inizio è semplice rimanere in profondità nel camino.
A metà altezza è possibile proteggersi con un buon fix, però fuori dalla linea di salita più facile, costringe a sporgersi parecchio
verso l’esterno per rinviare; alcuni salgono tenendosi molto all’esterno del camino, in ampia
spaccata: la linea risulta più diretta e porta fino al fix senza deviazioni, ma è sensibilmente più difficile.
Si può decidere di ignorare il fix e puntare direttamente ad un chiodo piantato un paio di metri più in alto,
appena sopra a una piccola cengia, perfettamente in linea con la salita ideale.
Nella parte superiore del camino è necessario tenersi bene all'esterno, verso l'ultima parete liscia di sinistra:
solo così si riesce a raggiungere senza fatica il fix che protegge l'uscita dal camino.
Qui, ad assicurare il passaggio, si trovano vicinissimi: un primo vecchio chiodo nel fondo di una fessura; 
a pochissima distanza un visibile fix; pochi centimetri più sopra un terzo chiodo con anello.
Una volta raggiunti gli ancoraggi portarsi finalmente sul Sigaro (IV+; il passaggio di uscita è uno dei più
complicati della via) e dopo l'uscita delicata raggiungere in breve la sosta, comoda e sicura. 
Una volta  la sosta era vicina all’uscita del camino; oggi questa sosta è stata eliminata; in molti proseguono
direttamente in un tiro unico fino alla sosta successiva, ma volendo si può sfruttare quella che continua ad essere una sosta della
via Gasomania, un paio di metri più a sinistra, verso la fine di una facile cengia.
L3
Dalla sosta tornare a destra lungo la cengia, raggiungere uno sperone e risalire sul profilo sinistro;
alla base dello sperone si trova un chiodo, difficile da rinviare e poco visibile, perché
infisso molto profondamente nella roccia; non fondamentale vista la vicinanza alla sosta.
Arrampicare in diagonale verso destra, prima fin sopra lo sperone, quindi, in traverso più deciso, in direzione
di uno strapiombo sul profilo del Sigaro.
Rinviare un chiodo vecchio alla base dello strapiombo, appena sotto ad un tetto, facendo
attenzione ad usare un ancoraggio lungo per evitare problemi di scorrimento della corda.
Ora è possibile superare direttamente lo strapiombo, oppure - più facile - lo si può aggirare del tutto sulla destra: poco più di
un metro di traverso molto aereo porta a rocce molto facili e con maniglie.
La sosta è vicina, sopra ad una comoda ed ampia cengia, sotto ad una parete verticale.
Il tiro è molto breve se fatto singolarmente.
Alcuni lo concatenano al precedente, altri al successivo.
L4
E' il tiro della variante, l'unico che differenzia la via dalla normale originale.
Dalla sosta spostarsi decisamente a sinistra di 3 metri, in orizzontale; ricordarsi di non alzarsi
nemmeno un pò dalla sosta in modo che risulta più semplice se ci si tiene molto bassi.
Il termine del traverso risulta da subito evidente: un chiodo resinato protegge l’uscita, si tratta
dell’unico punto un po’ tecnico del tiro, dove delle tacche permettono di mantenere l’equilibrio mentre ci si sposta verso le
maniglie di uno sperone sull’estrema sinistra.
Sfruttare le maniglie della scaglia che sporge decisamente dal profilo della parete, quindi proseguir in verticale
per un paio di metri faticosi ma non troppo impegnativi;
il passaggio dello strapiombo è valutato di IV+, non particolarmente delicato, ma atletico.
L'uscita la si può fare sempre direttamente per rocce con maniglie ma strapiombanti, oppure piegando in decisa
diagonale a destra (passaggio più di equilibrio ma più facile e meno faticoso).
L5
L'ultimo è il tiro più semplice.
Dalla sosta salire in verticale fino al comodo ballatoio sotto alla testa finale del Sigaro; si trovano un fix e un chiodo con
anello; è sconsigliabile utilizzarlo perchè il tratto che segue è un deciso traverso verso sinistra al termine
del quale un chiodo è indispensabile e non utilizzare questo primo anello è l'unico sistema per evitare alla
corda due decisi angoli retti consecutivi; valutare almeno la possibilità di assicurare il rinvio al chiodo
con una lunga fettuccia che consente alla corda migliore mobilità.
Traversare a sinistra lungo il facile ballatoio, fino ad un chiodo sotto a uno strapiombo; un paio di metri più in alto
è già visibile un fix.
Lo strapiombo è da superare direttamente, è un po' faticoso ma non difficile: in alto si raggiungono
subito ottime maniglie.
Il resto del tiro - e della via - è solo una facile rampa di III che porta fino alla croce di vetta.
Discesa
Chi non possiede due corde dovrà accontentarsi a ridiscendere lungo la via di salita, sfruttando per le
calate in doppia le soste già utilizzate salendo; per ovvie ragioni si tratta di una soluzione sconsigliabile.
Chi ha a disposizione due corde, invece, può decidere di effettuare due calate lunghe più comode: la prima
attacca qualche metro al di sotto della croce - raggiungere l'anello per facili gradini - e scendere  nell'intaglio tra Sigaro e Magnaghi
(vantaggioso e comodo non effettuare lanci di corda ma lasciarle semplicemente scorrere verso il basso); 
è suggestiva la calata in pieno vuoto circondati dalle due vicine pareti; il termine della calata è su un terrazzino
difficilmente raggiungibile in modo diretto: se il primo non riesce a fare un pendolo di un paio di metri -
difficile essendo in pieno strapiombo - per raggiungerlo scendere su un terrazzo due metri
più in basso e di arrampicare di nuovo per facili rocce fino al terrazzo giusto, quello più in alto, da cui ci
si può calare definitivamente lungo la spaccatura Sigaro-Magnaghi fino al punto di partenza.
Anche dal terrazzino più basso è possibile calarsi: un ancoraggio permette di scendere in doppia fino al canalone Porta,
ma difficilmente è utilizzato da chi è salito dalla normale perchè porta dalla parte opposta del Sigaro
rispetto a quella dell'attacco più comune.

Grignetta - Sigaro Dones - Via Rizieri

                        Sigaro Dones  -   Via Rizieri
Una bella via, divertente ed emozionante; più impegnativa delle normali con un'esposizione maggiore e un'arrampicata più
tecnica.
Su roccia ottima e con buone protezioni; solo nel primo tiro possono sembrare scarse, dove però le difficoltà sono
contenute.
Anche la Rizieri è stata riattrezzata a fix e soste con catene.
Merita una menzione il traverso dell'ultimo tiro per chi non soffre di vertigini!
Data l'esposizione a nord-ovest, meglio attaccare la via nel pomeriggio per non soffrire il freddo mattutino,
specie in primavera.
                                Difficoltà:           D+ (fino al V+, tratti di V)
                                Sviluppo:           3 lunghezze, 100 m
                                Esposizione:     NO
                                Chiodatura:      ottima, soste su catene a fix
                                Materiale:         6 rinvii, 2 corde
Avvicinamento
Il Sigaro può essere raggiunto in modi diversi partendo dai Piani Resinelli.
In particolare è possibile seguire la Cresta Cermenati (sentiero n. 7) fino al traverso per i Magnaghi e quindi il traverso
fino al Canalone Porta (n. 3), oppure seguire direttamente il Canalone Porta stesso fino al punto di
incrocio con le deviazioni per la Cermenati, a sinistra, e la Senigalia, a destra (cartelli).
Per raggiungere il versante di attacco della Rizieri si prosegue semplicemente lungo il Canalone Porta fino alla base del
Sigaro stesso.
La via attacca alla base di una grossa scaglia staccata, sovrapposta alla parete del Sigaro.
Salita
L1
Il punto di attacco è in prossimità del limite sinistro della grossa scaglia staccata.
Si risale il lastrone muovendosi in diagonale verso destra, se ne  raggiunge la sommità in corrispondenza di un grosso
pinnacolo verticale, quindi si spacca sulla parete del Sigaro vero e proprio (IV+, chiodi).
Si inizia salendo un muretto verticale in arrampicata non complicata ma un faticosa, quindi proseguire per rocce con fessura
tendendo ad andare in diagonale a sinistra (IV) verso la forcella tra Sigaro e Primo Magnaghi.
Senza deviazioni raggiungere la sosta su un terrazzino spiovente nei pressi dello spigolo.
Può essere consigliabile - per non stare appesi alla sosta, specie in caso di affollamento - aggirare lo spigolo e raggiungere in pochi metri la
forcella dove si può far sosta sulla catena di calata: si aggiungono un paio di metri al tiro ma la sosta è più comoda.
[30 m]
L2
Portarsi in verticale (V) sotto uno strapiombo che occorre aggirare a destra (VI o A0); l'aggiramento consiste in un traverso, molto esposto e piuttosto faticoso. 
Dopo i pochi metri di traverso completare l'aggiramento dello strapiombo doppiando uno spigolo pronunciato, quindi 
entrare in una fessura-diedro prima verticale (V+, molti chiodi), quindi più abbattuta e gradinata.
Al termine della spaccatura proseguire portandosi progressivamente verso sinistra, verso lo spigolo, per
risalti e placche (V) con arrampicata mai banale.
Un'ultima fessura diagonale delimita il profilo superiore di una placca liscia e conduce fino alla sosta. [30 m]
L3
Dalla sosta scomoda, salire ancora in verticale per qualche metro (V) poi (chiodi) traversare a destra in grande esposizione (IV+); il tratto - suggestivo - può
apparire complicato ad un primo esame, ma nell'arrampicata gli appigli compaiono senza opporre
resistenza.
Dopo aver doppiato un ultimo spigolo, raggiungere le più facili rocce lavorate della testa del sigaro (III+); 
da qui è semplice salire in verticale fino alla croce. [40 m]
Discesa
Per scendere lungo il versante del Porta e raggiungere il punto di attacco è indispensabile utilizzare due corde per effettuare
un paio di calate lunghe (utilizzare una sola corda significa doversi adattare a 4 calate corte lungo la via normale, e almeno un altro paio lungo un canalino di roccia non particolarmente stabile fino al Porta).
La prima attacca qualche metro al di sotto della croce - in direzione del Magnaghi, raggiungere l'anello per facili gradini - e
scende nell'intaglio tra Sigaro e Magnaghi (vantaggioso e comodo non effettuare lanci di corda ma lasciarle
semplicemente scorrere verso il basso, per diverse ragioni: una ragione è la comodità della manovra; una
ragione viene dal fatto che il punto di atterraggio delle corde coincide con una delle soste della via,
spesso occupata da qualche cordata; un'ultima ragione viene poi dal fatto che un lancio sbagliato o del vento
di troppo potrebbe portare le corde sulla parete del Magnaghi, e creare un incastramento.
Dopo i primi metri la calata si svolge in pieno vuoto, circondati dalle due vicine pareti, ed è sempre molto suggestiva:
entusiasmante o traumatica, secondo i casi.
Il termine della calata è sull'ampio e comodo terrazzo nel mezzo della forcella Sigaro-Magnaghi, costituito da grossi
massi incastrati tra i due torrioni, in prossimità della prima sosta della Rizieri.
La seconda calata parte dal terrazzo e segue l'ampia spaccatura sottostante fino al Canalone Porta.