TOFANE Terzo Spigolo Sud di Ròzes

Via  A. Alverá e U. Pompanin            

Primi salitori:  A. Alverá e U. Pompanin, 17-8-1946
Difficoltà:  D+; passaggi di 5°          Coefficiente di Difficoltà:  2133     Coefficiente Globale: 2452
(45*0,2) +(30*5) +(15*0,5)+(30*3) +(40*1) +(40*1) +(50*0,7) +(50*0,5) +(50*3) +(25*0,7) +(100*3) +(30*8) +(30*8) +(50*8) + (50*3) +(40*0,2) +(30*5) 
+(25*3)+(25*0,2) = 2133   750m.
Dislivello:  600 metri.
Sviluppo:  750m. 18 lunghezze di corda + 2 brevi facili 
Rischio: R3

Materiale:  7-8 rinvii, alcuni cordini per le clessidre ed alcuni friends di diverse misure per attrezzare o migliorare le soste, qualche chiodo. 

ACCESSO GENERALE

Da Cortina salire in auto verso il Passo Falzarego, superata la frazione di Pocol, dopo alcuni tornanti, si incontra sulla destra il bivio (indicazioni) 
da dove parte una strada stretta che sale al rifugio Dibona, ai piedi della Tofana di Rozes. 

Punti d’appoggio

Rifugio Dibona e in alternativa meno comoda il Rifugio Pomedes.

MIE  IMPRESSIONI
Percorsa nel luglio 1983 con Gino Comelli
Via stupenda per veri alpinisti.
Abbiamo trovato solo 3 chiodi + 3 alla grande grotta (passaggio chiave).
Ampie possibilità di fare sosta e di proteggersi con nuts e friends, roccia ottima tranne in un tiro all'ultimo pilastro che ci ha costretto a fare una variante (V+).
La via è tutta da trovare cercando di seguire le rocce più facili. 

Se si sbaglia si finisce su difficoltà superiori e si rischia di perdersi.
A volte capita di vedere diedri strapiombanti che non danno fiducia, ma sono ben appigliati e fattibili.
Molto interessante il traverso dopo la grande grotta che sembra più difficile di quanto si riveli in realtà.

Penso che ogni cordata che la percorre faccia un itinerario diverso.
ACCESSO
È sul pilone centrale, dei tre che occupano il lato destro della bastionata.     

Il pilastro è riconoscibile per via di una caratteristica grotta sistemata poco sotto il culmine.     

Arrampicata di grande soddisfazione poco frequentata. 

CENNO GENERALE

Si svolge su roccia eccellente e nella seconda metà è molto elegante ed aerea.

La chiodatura è sufficiente nelle lunghezze più difficili e sono presenti molte clessidre; la via richiede un certo intuito ed è abbastanza lunga.

Le prime 6 lunghezze si svolgono al centro della parete interna al terzo spigolo, lungo diedri e canali; poi si sposta verso l'esterno, sullo spigolo e sopra la grande cengia occorre superare un torrione verticale.

In alto la via punta a raggiungere una grande grotta orizzontale, da cui si esce, in modo molto esposto e su roccia buona, verso sinistra per raggiungere la rampa finale.

Dal rifugio Dibona prendere il sentiero N.° 442 che sale direttamente ai piedi della parete.     

Risalire brevemente un cono detritico che più d'altri si incunea in un ampio canalone.     

Sulla destra sono visibili i cavi della breve ferrata alla Grotta della Tofana.     

Se ne percorre il primo tratto e dove la ferrata svolta decisamente si trova l'attacco. 

La via parte in un diedro grigio alla stessa altezza della partenza della ferrata.
Circa 1 ora. Dal  Rifugio DIBONA.
SALITA

Dal rifugio Dibona salire, lungo il sentiero n. 442, verso la base della parete e prendere poi il sentiero che porta all'attacco della ferrata della Grotta della Tofana; l'attacco della ferrata, sulla destra del canalone con un enorme ed allungato strapiombo giallo, corrisponde a quello della via, alla base di un lungo diedro grigio con strapiombo iniziale.

Per la via attrezzata che porta alla Grotta della Tofana, appena entrati nel canale, superare 30 m. di rocce facili sulla destra e per breve cengia,
girato uno spigolo, raggiungere la base di un camino quasi verticale (ometto: attacco).

Salire il camino di 20 m. con in alto uno strapiombo (ch.; 4°), fino a un comodo punto di sosta.

Scalare lo strapiombo per una spaccatura a destra (IV-), la quale porta in uno stretto canale con massi incastrati.

Dal canale e arrivati allo sbocco (III e IV), in diagonale puntare ad un diedro squadrato e chiuso in alto da un soffitto (2 ch.). 

Su per la fessura (18 m. III e IV- 2 chiodi), fin sotto la sporgenza (1 ch.) 

Traversare nella scanalatura orizzontale del soffitto (1 ch., IV+), per andare in un canale profondo e stretto che finisce con balze
rocciose (III+, II, 2 ch., 1 clessidra).     

(Proseguire in traversata verso sinistra per 4 m. fino ad entrare in un camino (4°) che si risale per circa 30 m. (3°), piegando poi ai destra per gradoni
di media difficoltà per circa 100 m.). 

Arrivati al filo dello spigolo salire per un camino molto marcato (ch.; 4°); proseguire per rocce più facili fino a raggiungere una grande cengia che taglia
la parete sulla sinistra.     

Invece di seguire la soprastante fessura, piegare in leggera diagonale a destra, per placche parallele a un condotto verticale (II, 2 clessidre).     

Risalire il fossato (III e IV-) superando una sporgenza (IV poi III) e per terreno facile si raggiunge una cengia (clessidra).     

Un' altra fessura porta ad una seconda cengia (IV- e III, clessidra), poco sotto grandi strapiombi.     

Svoltando a destra alcuni ometti di pietra indicano il prosiego a ridosso del profilo (2 clessidre).     

Un primo risalto costringe ad un difficile movimento di rientro (IV).     

Raggiunta la cresta disseminata di detriti, per gradoni friabili (II) puntare ad una nicchia gialla (III e IV, 2 ch.) poco a destra dello spigolo.     

Dalla incavatura raggiungere lo spigolo, rimontarlo verticalmente per fessure aeree e difficili (IV, V-, V, 5 ch.).     

Ad un'altra nicchia gialla e più grande (1 ch. e 1 clessidra), uscire a sinistra affrontando un tratto difficile (IV+ e V, 2 ch.) con una cavità (IV- e III, clessidra). 

Puntare ad una evidente grande grotta in piena parete, al termine di una larga e facile cengia in leggera salita, coperta da massi e detriti e lunga circa 70 m.,
sulla quale si trovano muretti a secco di bivacchi. 

Da un terrazzino passare a successive balze ghiaiose che portano ad una cengia (passaggi di II) e in conclusione alla grande caverna visibile anche dal basso. 

Dal bordo occidentale (sinistro) della caverna uscire con un faticoso volteggio (V, 2 ch.), per prendere una fessura che poi diventa più facile (V- e IV+). 

La traversata all'uscita della grotta è un passaggio bello ed emozionante, da ritenere il passaggio chiave della via.
Il tratto é molto delicato e di difficile assicurazione per il secondo che deve essere altrettanto abile del capocordata.
ALTERNATIVA:
Dal bordo della grotta traversare per circa 15 m. a sinistra fino ad un comodo posto di sosta (molto esposto; 5°; 4 ch.; questa traversata può essere evitata
traversando per 1,5 m. dal bordo della grotta fino al secondo chiodo e poi salendo in obliquo verso sinistra su rocce più facili con difficoltà di 4°);     

Salire direttamente per 25 m. (3°+); poi obliquare a destra e risalire interamente un camino verticale di circa 20 m. (4°). 

Per un facile gradone inclinato in circa 50 m. raggiungere la cresta sommitale all' altezza della forcella di Punta Marietta (IV-. poi III). 
COMMENTI
Ambiente grandioso, roccia buona, difficoltà alla portata dell'alpinista medio, ma piuttosto lunga come sviluppo (per cordate veloci 6-7 ore; per i lenti 8-9 ore). 

Pochi i chiodi di passaggio, ma ottime possibilità di protezione con cordini su spuntoni, clessidre e friends medi e piccoli; 
il capocordata deve sapere proteggere, le soste attrezzate sono poche.
Meglio avere corde da 60 m, ma ci si arrangia anche con quelle da 50.
Spettacolare l'uscita dalla grotta in massima esposizione.

DISCESA

Traversare verso Nord in direzione della Punta Marietta lungo una cengia (attenzione al vetrato o alla neve ghiacciata) e poi abbassarsi lungamente su dei gradoni ghiaiosi fino all'altezza dell'uscita del primo spigolo.

Entrare in una rientranza alla base della Punta Marietta e per una stretta ed esposta cengia aggirare la sua base.

Poi per sentiero si raggiunge in breve il rifugio Giussani.