TORRE GRANDE DI FALZAREGO, m 2550 parete SE – via Dibona

Via diventata una classica molto frequentata.

La parte inferiore della via come per tutte le altre si svolge su roccia buona, con qualche tratto con erba, con le soste cementate.

La parte superiore sono in stile dolomitico,  con soste e protezioni tradizionali e con un tiro  impegnativo.

Questa parte può essere evitata uscendo alla forcella fra le due Torri del Falzarego.

Primi salitori:  I. e A. Di Bona, G. De Stefani, 3 settembre 1934

Difficoltà:  D+,  max: 5°+ (o 5° e  A0)     Coefficiente Difficoltà: 972    Coefficiente Globale: 1069

(20*0,5)+(20*0,2)+(5*5) +(10*0,5)+(5*8)+(5*0) +(20*0,5)+(20*3) +(15*0,2)+(10*0,5) +(10*3)+(25*0,5) +(5*8)+

(15*5)+(15*3) +(5*8)+(5*6) +(40*3)+(5*6) +(30*8)+(5*3) +(5*10)+(5*6)+(15*3) +(40*0,2) =  972   355m.

Dislivello:  300 m

Sviluppo:  355 m

Rischio: R2

Tempi:  4 ore

Roccia:  molto buona con erba in basso; discreta sul tiro di 5°  anche se ripulita 

Materiale:  cordini, dadi, friend e 10 rinvii (soste attrezzate)

Punto d’appoggio:  accesso alla via dalla statale del Passo Falzarego.

AVVICINAMENTO

Da Cortina d’Ampezzo con la SS 48 del Falzarego fino a circa 1 km sotto il passo, presso il Ristorante Col Gallina (sulla sinistra della strada salendo) e il Ristoro da Strobel (sulla destra); parcheggio.

Di fronte al parcheggio seguire il sentiero segnato con bolli bianco rossi, che sale tra gli abeti verso la base della Torre Falzarego.

Dopo circa 15 min. si incontra una carrareccia che prosegue in quota lungo le ghiaie di base; seguirla verso destra fino ai ruderi di un ospedale di guerra.

Per tracce sotto la verticale della cima della Torre Grande, incisa, negli strapiombi gialli, da una fessura-camino.

30 minuti dalla statale.

Attacco ad un anello cementato a sinistra, su una parete nera, o su una variante a spit (cordino rosso su chiodo a 3 m da terra).

SALITA

1)  Dal chiodo di partenza salire una fessura nera, all’inizio verticale poi appoggiata (5 m, 4°+; 1C cementato).

Continuare a seguire la fessura fino a raggiungere una zona a gradoni erbosi (20 m, 3°).

Salire i gradoni di roccia ed erba fin sotto un salto (15 m, 1° e 2°, 1C cementato all’inizio, 1C a metà dei gradoni).

Scalare il salto (1C) lungo una rampa a sinistra fino ad una sosta cementata (5 m, 1°)

Poco sotto e a sinistra c’è la sosta della variante a spit.

45 m; 3°, 4°, p. 4°+, poi facile; 4C, 1AF.

2)  Dalla sosta traversare a sinistra a un ripiano ghiaioso (5 m, spit con cordino, della variante, su un muretto nero).

Salire il muretto (5 m, 5°) o evitarlo salendo la fessura a sinistra dello stesso (3°).

La fessura (10 m, 3° e 2°, 1C) termina su un’altra zona di erba ripida da rimontare fino alla sosta cementata successiva (5 m, 1°).

20 m; 3° e 2° (o pass. 5°); 1spit, 1C, 1AF

3)  Dalla sosta una parete articolata (10 m, 3°+, CL) immette in un’altra zona erbosa.

Salirla (10 m, 2° e p. 3°, 2CL) fino sotto un diedro nero che si scala  (5 m, 4°, varie clessidre).

Delle rocce più facili e dei salti permettono di salire ancora fino alla sosta cementata successiva alla base di un diedro aperto (15 m, 3°, 1 clessidra).

40 m; 3° e 4°; 1C, molte clessidre; 1AF

4)  La “variante centrale” sale sulla faccia destra del diedro attrezzata a chiodi e spit che porta direttamente alla sosta 5).

Il percorso originale invece va a destra per un canalino con rocce ed erba (10 m, 2 e p. 3°) che porta oltre uno spigolo (1C a pressione).

Poi sale diritto per erba e roccette (15 m, 2°) fino alla sosta successiva vicino a una piccola nicchia gialla.

25 m; 2° e 3°; 1C, 1AF

5)  Spostarsi qualche metro a destra fin sotto uno spigolo che si sale preferibilmente sulla sinistra.

Dopo i primi metri più ripidi (10 m, 4°, 1C cementato), proseguire per rocce più appoggiate (25 m, 3°, 1C) fino alla base di un canale erboso dove si sosta su un chiodo.

35 m; 3° e 4°; 2C, 1CF

Se si risale il canale si raggiunge una vecchia “via ferrata” che porta alla forcella fra le due Torri del Falzarego, da dove si può scendere con qualche doppia sul versante opposto, evitando così i tiri più impegnativi della via.

6)  Salire una placca scura e verticale che si alza sopra la sosta a destra di uno spigolo.

I primi metri sono i più difficili e lisci (5 m, 5°), poi la roccia diventa più appigliata.

Con andamento da destra e poi, dopo un chiodo, a sinistra (15 m, 4°+, clessidre).

Le rocce si appoggiano di nuovo fino ad una cengia vicino ad un albero secco (15 m, 4°) dove si sosta (2 spit; 1C con clessidra).

35 m; 4°, 4°+ e 5°; 1C, 2 spit di sosta

7)  Dalla sosta, all’altezza degli spit, traversare in orizzontale a sinistra su una placca fino ad un chiodo (6 m, 5°-, 1C).

Dal chiodo scalare la fessura gialla che porta in diagonale a sinistra a uno spigolo (6 m, 5°), oltre il quale in una nicchia gialla si sosta su spit.

12 m; 5°- e 5°; 1C, 1D, 1 spit

8)  Andare a sinistra fin sotto una fessura-diedro  nera (3 m, 4°).

I primi metri sono difficili (5 m, 5°-), poi meno (25 m, 4°, un p. 4°+).

Per terreno più facile portarsi alla base degli strapiombi gialli terminali, incisi da due profonde fessure (10 m, 3°).

Sostare alla base della fessura gialla (sasso incastrato con cordini).

45 m; 4°, p. 4° e 5°-

9)  Questo è il tiro chiave che consiste nello scalare una fessura gialla a sinistra, formata da un gendarme staccato dalla parete.

Dopo i primi metri più facili di roccia grigia (5 m, 4°) la fessura sale verticale e continua.

Superare il primo tratto in dülfer (sul bordo sinistro della fessura) e un po’ in spaccata sul lato destro (10 m, 5° sostenuto, 2C).

La fessura poi si approfondisce a stretto camino, si vince in spaccata all’esterno fino in cima ad un pulpito (10 m, 5°, 1C).

Si continua ora più agevolmente lungo uno stretto camino fino in cima al gendarme (10 m, 5°-, chiodi) dove si sosta.

35 m; 5°; 3C, 2CF; tiro sostenuto e di difficile integrazione.

10)  Salire il muretto bianco e liscio che si ha di fronte (3 m, 5°+ o A0 sui 2C).

Salire stando un po’ a sinistra una profonda fessura gialla (5 m, 5°-, 1C).

Dopo l’ultimo chiodo la roccia si abbatte e si arriva sulla cresta della torre (15 m, 4°, 3°,  clessidre) dove si sosta su anello cementato.

25 m; 5°- e 4°, un p. di 5°+ o A0; 3C, 1AF

11)  Seguire la facile cresta erbosa  per 40 m. e si raggiunge la cima.

DISCESA

La discesa avviene lungo la via normale della Torre verso Nord.

Dalla cima scendere verso Nord (verso la Cima Falzarego ed il gruppo di Fanis) un canalino lungo di 80 m. che porta alla forcella fra la Torre e la Cima Falzarego.

Il canalino ha una difficoltà di 2° ed è segnato in rosso come tutta la discesa.

Conviene scenderlo con 4 corde doppie (da 20 m. ciascuna, clessidra con cordini e anello di ferro poco sotto la cima per la prima calata, anelli cementati lungo il canale, l’ultima in diagonale fino alla forcella).  

Dalla forcella un’ ultima eventuale doppia di 10 m. verso ovest in direzione del Lagazuoi (anello cementato) deposita sulle ghiaie

(40 minuti dalla cima se a corda doppia; 15 minuti se si scende slegati).

Da qui scendere ripidamente ma senza difficoltà (segni e ometti), costeggiando tutto il versante Ovest delle Torri del Falzarego.

Poi per sentiero tra i mughi raggiungere la carrareccia percorsa per andare all’attacco e quindi per il sentiero alla statale.

(ore 1.30 dalla cima)