Nuova via di Bubu Bole sulla Torre Trieste

Mauro Bubu Bole ha salito in libera e in giornata la nuova via che aveva aperto, nel corso dello stesso mese, sulla parete sud ovest della Torre Trieste.
L'itinerario, dedicato a Patrick Berhault, ha uno sviluppo di oltre 900 m. (20 lunghezze) con difficoltà massima di 8a. 
Si tratta della prima via nuova aperta da Bole sulle Alpi.
La "Patrick Berhault" alla Torre Trieste sale con una linea pressocchè diritta al centro della grande parete e attacca nello stesso punto della via Piussi, 
con la quale ha una sosta in comune alla sesta lunghezza.
Il tratto più difficile (8a) è rappresentata da una placca di 50 metri con appigli piccoli su roccia grigia, verticale
e sanissima che si affronta alla 14° tiro. 
La via è stata equipaggiata con spit da 8 mm.
In proposito Bole scrive: "esiste il pericolo di volare lungo... e non sempre su buone protezioni!" e mette in guardia 
anche su alcuni tratti non proprio di roccia solida lungo la via.
Torre Trieste: via nuova dedicata a Patrick Berhault di Bubu Bole
Giovedì 30 settembre, 4 e 30 del mattino: ho acceso il motore dell’auto, ho messo la musica giusta... quella che mi doveva svegliare da quelle 
poche ore di sonno, e sono partito da Trieste per completare, finalmente, il mio nuovo progetto. 
Due ore e mezza di viaggio, ripassando mentalmente le sequenze più impegnative della via, e arrivo alla Capanna Trieste (località
Listolade, Agordo), dove ho appuntamento con Giuseppe Ballico “Beppe” che m’accompagnerà
sull’imponente parete sud ovest della Torre Trieste. 
L’obiettivo è la libera integrale (e in giornata) della via che ho aperto durante tutto questo mese di settembre.
Tutto è filato liscio come l’olio... doveva andare così! Perché ormai siamo a fine stagione
e se qualcosa fosse andato storto c’era il rischio che non si presentasse più una giornata buona per finire la via. 
Infatti, è stata tutta una corsa con i minuti contati che dopo undici ore mi ha portato a salire l’ultimo tiro con la frontale. 
Undici ore che mi hanno proprio prosciugato, sia fisicamente sia mentalmente, anche perché oltre all’impegno della salita
c’era la consapevolezza che non potevo sbagliare ma anche (e soprattutto) che nessun appiglio si
doveva rompere... era questo il rischio principale! 
Ripetere il tiro significava abbandonare il progetto per le poche ore di luce a disposizione.
Naturalmente la corsa è riuscita anche grazie alla tenacia e costanza di Beppe che come un
“siluro” mi seguiva di sosta in sosta. 
Sì, tutto era concentrato sulle lancette dell’orologio che giravano veloci come non mai, mentre nei miei pensieri quasi non esisteva il rischio di
volare. 
Eppure in questa via esiste il pericolo di volare lungo... e non sempre su buone protezioni! 
Forse proprio questo pensiero del “reale rischio” che avevo affrontato è quello che poi... mi ha turbato mentre guidavo verso casa il giorno dopo!
Dopo l’arrivo in cima siamo scesi fino a metà parete dove abbiamo passato la notte nel portaledge, usato come base durante l’apertura. 
La mattina dopo, infatti, avevo appuntamento in parete con Fabio Dandri per fare qualche scatto, e con Stefano Figliolia per le riprese video. 
Ma per tutto il giorno siamo stati sommersi dalla nebbia che ci ha perseguitato fino alla comune decisione di abbandonare il “set”. 
Stiamo ancora aspettando una giornata favorevole per tornare in parete per finire il lavoro e togliere tutto!
Questa mia prima avventura, come apritore sulle Alpi, si è conclusa grazie alla costanza dei
quattro compagni che mi hanno accompagnato in parete e che hanno creduto in me e sostenuto il
mio progetto. 
Per quantità di ore passate in parete: il triestino Stefano Figliolia, il Beppe, Aldo Michelini anche lui triestino, Gianmario Meneghin “Ghin”. 
Infine, un grazie particolare va a Patrick Berhault (all’uomo Patrick Berhault) per tutto quello che è
riuscito a trasmettere in questi anni a me e a tutti quelli che hanno fatto dell’arrampicata una scelta di vita… ecco perché ho dedicato questa via alla sua memoria!
Ho usato, prima per pigrizia, poi per scelta spit da 8mm battuti a mano. 
Tutto il materiale utilizzato è rimasto in parete, comprese le soste. 
Per una ripetizione consiglio di portare una serie di friends, nuts, due corde da 50 m, più una buona dose di volontà e sensibilità per
muoversi sul “marcio”.
FONTE:www.planetmountain.com