Differenze tra Alpinismo e Arrampicata

Prima di parlare delle differenze tra alpinismo e arrampicata occorre chiarire cosa si intende con i due termini.

Per alpinismo si intende salire su una montagna (di solito una sua cima) attraverso gli ostacoli che questo comporta (roccia, neve, ghiaccio, altezza ecc.).

Su questo sito la forma di alpinismo che viene presa in considerazione è la salita su roccia e su pareti che portano ad una cima della montagna.

Per arrampicata si intende la salita su roccia che avviene su piccole pareti (di solito di fondovalle) che non necessariamente portano ad una cima.

Come esistono vari tipi di alpinismo , anche per l'arrampicata esistono varie tipologie (esempio vie dolomitiche o nelle alpi chiodate in stile arrampicata).

Su questo sito la forma di arrampicata che viene comunemente trattata è quella che avviene su piccole pareti di fondovalle chiamate Falesie.

Alpinismo e arrampicata nel gesto sono uguali, ma molto diversi per  sicurezza, ambiente,  movenze e gestualità, conseguenze di un volo, difficoltà, lunghezza, psicologia.

Per chi ha già praticato attività in Falesie e si ritrova in attività su montagne capisce subito le differenze.

Per i Neofiti cerco di spiegare le differenze tra i due tipi di attività:

1)  Differenza nella sicurezza

A)  Nelle falesie comunemente ogni 1,5/2 metri di parete si trova già infisso uno spit (che è un chiodo particolare tipo i tasselli fisher che si usano in casa per attaccare gli scaffali al muro, ovviamente di forma diversa e dimensionato per reggere questo tipo di sforzo).

Vengono messi normalmente in fori fatti normalmente con trapano, in molti casi nel foro viene aggiunto del mastice per aumentarne la sua tenuta. 

Se messi bene sono da ritenere sicuri, e certamente più sicuri dei chiodi normali da roccia che vengono messi in loco a martellate nelle fessure o buchi naturali della roccia.

In montagna (salvo eccezzioni) si trovano solo chiodi da roccia tradizionali dei quali non si sa la tenuta, l'anzianità e sono disposti a distanze varie (anche molto grandi) così come messi dai primi salitori e con eventuali aggiunte dei ripetitori.

La ragione della minore presenza di chiodi non è per una vena masochistica, ma per il fatto che i chiodi tradizionali si possono infiggere solo se esistono le fessure adatte e per il presupposto (discutibile) che certi gradi (di solito inferiori al IV grado) siano superabili anche senza una protezione di chiodi.

Al giorno d'oggi esistono fortunatamente altri sistemi di protezione come i friends, i nuts che consentono di integrare la mancanza o la rarità dei chiodi, ma che presuppongono di essere capaci di metterli in modo adeguato.

 B)   Nelle falesie non esiste la roccia friabile o l'appiglio che si stacca.

Nelle falesie normalmente non cascano sassi  dall'alto, in montagna questo avviene abbastanza di frequente per eventi naturali oltre che per eventuali cordate che precedono.

2)  Differenze ambientali

In falesia in caso di tempo incerto ci si reca ugualmente e una ritirata è agevole  e rapida.

In montagna in caso di tempo incerto è salutare non attaccare una via.

In montagna, anche se si attacca con bel tempo, non si è sicuri che esso ci accompagni fino alla fine della ascensione in quanto normalmente essa dura svariate ore.

In caso di maltempo in montagna la temperatura può scendere di molti gradi e i fenomeni atmosferici sono più rilevanti e un ritorno non è mai agevole, come nelle falesie, e a volte addirittura impossibile.

 La roccia bagnata innalza il grado di difficoltà intrinsico, il freddo crea agli arti una minore mobilità e tenuta.

3)  Differenze nella gestualità

In falesia sono permessi lanci, passi azzardati e passaggi "al buio" in quanto se vanno male la vicinanza dei chiodi non crea una caduta traumatica.

In montagna non è salutare effettuare lanci, prima di muoversi da un passaggio  occorre avere già ben chiaro come eseguire il passaggio successivo, occorre avere anche la capacità di retrocedere (è più difficile scendere che salire).

La direzione di arrampicata in falesia è elementare (basta seguire gli spit), in montagna occorre guardare sempre in alto e più lontano del passaggio successivo e occorre acquisire una capacità di valutazione visuale che permette di scegliere il percorso più semplice da seguire ad evitare di andare a incrodarsi. (cioè di non andare a mettersi in situazioni di non sapere più nè salire nè scendere).

Le vie alpinistiche sono spesso tortuose e per poterle seguire occorre sapere leggere bene gli schizzi e possedere quello che in gergo si chiama "fiuto" che si acquisisce con l'esperienza.

Gli sbagli di itinerario sono rimediabili , ma fanno perdere del tempo che nella economia della ascensione sono nocivi e possono portare a rischi di bivacco.

4)  Conseguenze di un volo

In falesia come detto al punto 3) un volo è da ritenere normale e all'ordine del giorno e normalmente non causa conseguenze traumatiche in quanto si è su pareti verticali o strapiombanti (non si va a sbattere).

In montagna un volo può costare la vita in quanto nella traiettoria del volo si possono trovare ostacoli (cenge, spuntoni) e al minimo si può registrare la rottura del calcagno o di qualche arto.

E per la serie "le disgrazie non vengono mai da sole", esiste poi anche il problema di come completare la via o la discesa, o come passare il tempo interminabile in attesa dei soccorsi.

5)  Differenze di difficoltà

In falesia le difficoltà sono quasi sempre alte (normalmente oltre il 5c (vecchio 6° UIAA)) che selezionano i frequentatori.

In montagna sono le più varie in dipendenza dell'itinerario scelto , ma quasi sempre esiste una via normale che la rende fruibile ad ogni appassionato.

6)  Differenze di lunghezza

In falesia normalmente la lunghezza delle vie è di 20/30 metri e chi le affronta può dare tutto quello che ha come fa un centometrista.

In montagna si parla di lunghezze ben diverse ed occorre dosare le forze in proporzione ed agire come un mezzo-fondista (per vie fino a 400 metri) e come un maratoneta (per vie oltre i 400 metri).

Tenere presente che la lunghezza della via (che spesso non è uguale al dislivello) ha una influenza oltre che sulla forza fisica anche sulla forza mentale.

Mentre la capacità arrampicatoria in termini di grado è misurabile e rapportabile tra falesia e montagna, la resistenza si può solo misurare se nello stesso ambito.

Per fare una via occorre allenarsi progressivamente su vie più corte fino a raggiungere la resistenza necessaria alla sua lunghezza.

Tenere comunque presente che lunghezze di via fino a 400 metri sono alla portata di buoni alpinisti, lunghezze tra i 400 e 600 metri sono alla portata solo di ottimi  alpinisti, lunghezze superiori sono riservate ad alpinisti eccezzionali.

7)  Differenze psicologiche e mentali

In falesia la psicologia serve per la concentrazione.

In montagna rivestono una grande importanza  e determinano la buona riuscita dell'ascensione.

La fatica di una arrampicata è una somma della fatica fisica impiegata per i movimenti e della fatica mentale e nervosa che si impiega per comandare i movimenti e che si consuma per ansia , paure dovute al rischio , a squilibri nei passaggi (in termine ladino viene chiamata "scichera" traducibile come "paura della strega".

Il sopraggiungere di questa stato di fatica, a via non conclusa, è molto pericoloso in quanto appanna i riflessi e l'attenzione e crea uno stato di torpore, sonno che allontana dalla realtà.

E' necessario rimanere sempre lucidi perchè spesso la via non è finita raggiunta la vetta (ci sono delle vie che in discesa sono altrettanto impegnative della salita (es. Torre Trieste)).

Non sono infrequenti i casi di incidenti in fase di discesa appunto per la troppa fatica e mancanza di riflessi e attenzione.