MORTI  sull'  HIMALAYA

Prendo lo spunto dalle notizie di questi giorni della morte di Karl Unterkircher  sul Nanga Parbat e di 11 alpinisti sul K2 che hanno destato scalpore e molta attenzione dei Mass Media,  per dare un mio parere e trarne delle deduzioni e riflessioni.

Prima di tutto occorre rendere omaggio e il doveroso rispetto alle vittime e partecipare al cordoglio dei loro familiari.

Dato che non so chi leggerà questo articolo e la sua conoscenza di questa materia, è necessario che introduca una premessa molto sintetica.

L' Alpinismo è uno sport, che viene praticato da un certo numero di appassionati in gran parte a livello dilettantistico e in parte a livello professionistico, che richiede una buona preparazione fisica e mentale unita a una dose di esperienza adeguata a ciò che si intende effettuare.

Molti che non lo conoscono e che non lo hanno mai praticato si chiedono a cosa serve e cosa spinge gli alpinisti a praticarlo.

In questa sede preferisco non rispondere in quanto non è semplice e non può essere espressa in poche parole e rischia di essere incomprensibile per materialisti o atei e , per quelli inclini a banalizzare tutto, mi limito a chiedergli a cosa serve il calcio o ogni altro sport se non ad arricchire i praticanti e le società che li gestiscono.

Per una risposta esauriente esiste una fiorente letteratura a cui invito di rivolgersi.

L'Alpinismo si espleta in molte forme e in tante sotto-specialità, ma essenzialmente le 2 branchie principali sono alpinismo su roccia e alpinismo su misto (roccia e ghiaccio).

Se praticato in estate si svolge su roccia sulle montagne di altezza inferiore a 3000 m. , su misto per montagne di altezze superiori.

Per entrambi i tipi di alpinismo le vie di salita si differenziano per Difficoltà tecniche e per Lunghezza della via.

In alpinismo su roccia i Pericoli sono la  Caduta per errore, il Cedimento dell'appiglio e la Caduta di sassi

In alpinismo su misto alla lista dei pericoli si aggiungono Slavine, cadute in crepaccio e le Difficoltà ambientali dovute all'altezza (rarefazione dell'aria e freddo).

Una cosa che incide su entrambi i tipi sono gli eventi atmosferici, ma l'intensità, la durata e le probabilità sono decisamente diverse e proporzionali alle altezze.

Le difficoltà globali su roccia sono stabili, mentre su misto cambiano continuamente in base alle condizioni di innevamento del momento o dell'annata.

Su montagne oltre i 4000 m.  si aggiunge una complicazione medica che si esaspera sempre di più con l'aumentare dell'altezza.

Ad altezze di 8000 m. la quantità di ossigeno presente nell'aria è percentualmente inferiore, la pressione atmosferica è minore e questo determina, per fare dei semplici movimenti di camminata, un superlavoro dei polmoni che in queste condizioni lavorano male e la necessità di un maggior pompaggio del cuore per portare ossigeno ai vari tessuti del corpo.

Per quanto il cuore batta la quantità di ossigeno è sempre insufficiente e pertanto costringe a fare dei movimenti al rallentatore e crea uno stato di stanchezza e torpore permanente.

Il freddo e la ridotta quantità di ossigeno crea una oppressione al cervelletto che riduce di molto i riflessi, la capacità di ragionare e si ha la sensazione di vivere in una irrealtà.

Su montagne himalayane le salite si effettuano in due modi:

1) Con spedizioni leggere e autonome

2) Con spedizioni di gruppo organizzate.

Le prime hanno il vantaggio che i componenti si conoscono e che dovrebbero essere affiatati, ma devono normalmente arrangiarsi da soli.

Nelle seconde i componenti sono eterogenei e di possibile diversa capacità, con il vantaggio però che le vie sono già attrezzate da una serie di corde fisse, posate in precedenza dagli sherpa, che facilitano non poco la salita.

Detto questo le sciagure in montagna sono un evento possibile che può essere ridotto se si applicano le opportune cautele e si arrampica più con la testa.

Determinanti sono la preparazione, la necessaria esperienza, la conoscenza delle proprie possibilità e l'umiltà della rinuncia perchè non esiste una cima che valga la propria vita.    

Per quanto si applichino tutte le regole e dettami legati alla propria persona, specialmente su montagne da 6000 a 8000 m. non si possono prevedere o controllare avvenimenti ed eventi naturali.

Le complicazioni e implicazioni mediche che si manifestano a quelle altezze sono a mio parere tali da scoraggiare questa pratica.

Chi nonostante tutto, consciamente vuole esercitarle, è come chi si diverte a giocare alla roulette russa.

Queste imprese avevano un senso per i primi salitori  in quanto si trattava di una conquista dell'uomo , di una esplorazione.

Le loro ripetizioni sono solo un business per gli abitanti locali, che vivono di questo, e sono solo delle potenziali portatrici di sciagure per il turismo alpinistico.

Chiunque si dedica all'alpinismo deve essere conscio dei rischi a cui va incontro e deve sperare su qualche buona stella ed avere una buona dose di fortuna.   

In conclusione non sono d'accordo sulla pratica di questo tipo di alpinismo, come non sono favorevole alla loro proibizione.

Vorrei per ultimo ricordare che Dio ci ha donato la vita e la libertà di agire e di operare le nostre scelte, ma la vita non ci appartiene e non possiamo disporne a piacimento ed esporla a dei rischi esagerati.

Dio aiuta l'uomo nelle difficoltà (aiuta gli audaci, non gli incoscienti ), ma ha anche detto "non tentare Dio invano"  e chi espone sè stesso a questi rischi compie un peccato di presunzione e di onnipotenza oltre che mortale.

Per quanto riguarda i mass media sono quarant'anni che quando si parla di alpinismo dimostrano incompetenza, nonostante che oggi i giornalisti hanno delle lauree non vedo alcun miglioramento (forse dipenderà dai professori che sono molto ligi ad inculcare certe idee politiche e poco propensi ad insegnare la geografia e le attività dell'uomo).

In un servizio televisivo il Nanga Parbat è diventato  Nanga Parabat, il capo del soccorso che dice che un seracco è praticamente un crepaccio (ma per favore !!!).

Il K2 viene chiamata "montagna maledetta" come se fosse abitata da strani esseri che si divertono a far cadere gli alpinisti, quando in realtà è una montagna come quelle vicine solo con pareti più ripide e conseguente maggior probabilità di caduta di slavine e seracchi.

Adesso che hanno scoperto questo filone per mesi andranno avanti a scovare ogni più piccolo e banale incidente, o , se si ribellano i tour operator per il calo di affari , tutto finisce nell'oblio.

Credetemi con l'informazione sia specialistica che generale siamo messi proprio male.

04-08-2008                                                                                                           Sergio Ramella