Pizzo Badile Spigolo Nord
    
Lo spigolo nord del Pizzo Badile è una tra le più classiche e storiche arrampicate su granito del gruppo Masino-Bregaglia.
La salita, anche se su difficoltà contenute, richiede un buon grado di allenamento, ha circa 750 metri di dislivello su più di 1000 
metri di sviluppo di sola arrampicata, suddivisi in circa una quarantina di tiri di corda. 
L'alta frequentazione della via può creare degli ingorghi di cordate.
La roccia è ottima lungo la maggior parte della via, ma richiede attenzione nella parte alta, nei punti dove si sono verificati 
franamenti.
La via è abbastanza attrezzata: ci sono grossi anelli alle soste (costanti all’inizio, rari nella parte alta) e qualche spit in via,
aggiunti ai pochi chiodi esistenti; possibile un’integrazione a dadi o friends.
Si deve tenere anche presente che una volta giunti in vetta la discesa lungo la via stessa non si presenta nè breve nè 
facile; può valere la pena fare una traversata con una discesa lungo la più facile normale italiana verso il rifugio Gianetti, 
anche se comporta un itinerario lungo rientro al rifugio Sasc Fourà.
Porre anche attenzione al meteo: in caso di maltempo i temporali estivi possono essere violenti.
                                Difficoltà:           D (qualche tratto di IV e punti di  IV+)
                                Sviluppo:           39 lunghezze, 1000 m
                                Esposizione:      Nord
                                Chiodatura:       discreta, da integrare
                                Materiale:          6 rinvii, dadi, friend, 2 corde
Avvicinamento:
Da Chiavenna, in valle Spluga, si entra in Svizzera e si raggiunge Bondo; una strada sterrata a pagamento porta
in val Bondasca sino al parcheggio in località Laret dove si lascia l'auto (1368 m).
Si prende il sentiero che costeggia il torrente sino ad una deviazione, dove occorre prendere a destra scendendo
ad attraversare il torrente stesso.
Il sentiero si fa ripido e risale nel bosco lungo una costa sino a raggiungere la capanna Sasc Fourà (1904 m, ore 1.30),
dove si pernotta.
Dal rifugio si prende il sentiero verso la capanna Sciora; si sale fino a raggiungere a quota 2250 metri un 
bivio (ore 1 dal rifugio).
Qui si deve seguire la traccia verso destra che, attraverso placche, sfasciumi e tratti erbosi (ometti) risale il dosso 
sovrastante verso la base dello spigolo nord vero e proprio.
Ci si sposta verso ovest verso due nevai che si possono salire direttamente (senza problemi il primo, 
più ripido il secondo) o aggirare lungo placche rocciose facili, sino a raggiungere una sella sullo 
spigolo dove è posto l'attacco (2590 m, ore 2 dal rifugio).
L1-L39  La distribuzione in lunghezze è solo indicativa, che in alto non sono obbligate; considerare un 
numero di tiri variabile tra i 35 e i 40.

Si attacca dalla forcella spostandosi in diagonale verso la sinistra dello spigolo per un breve tiro su facili lastroni (II).
Si prosegue su terreno più impegnativo (III) per placche appoggiate, verso destra, per aggirare un risalto roccioso a monte dell’attacco;
si deve superare tra le altre una placca più impegnativa (IV, spit, uno dei singoli punti più delicati) prima di raggiungere un'altra sella 
sul filo della cresta.
Il tratto successivo di cresta è esposto, le rocce formano una lama affilata poco ripida, superabile eventualmente a cavalcioni.
Si continua quindi per quattro o cinque tiri lungo il filo di cresta o poco a destra, tra placche con fessure e risalti più ripidi, con arrampicata 
divertente e non troppo impegnativa su roccia sempre ottima (III); si raggiunge la base di una placca 
(placca Risch), da superare direttamente stando sul lato sinistro; in uscita si dovrà aggirare a destra il 
risalto roccioso che chiude la prosecuzione della via (inizialmente IV poi IV+, chiodi e spit lungo la placca).
Lo spigolo diventa piuttosto ripido e aereo, anche se non troppo difficile (III); si sale per qualche lunghezza nei pressi del filo sfruttando le 
numerose fessure presenti.
Raggiunta una lama staccata, la si rimonta con un passaggio esposto (III+, chiodi) poi si prosegue per un paio di 
tiri più facili stando dapprima sulla destra del filo di cresta (III), poi lungo il filo stesso, e infine 
spostandosi sul versante nord occidentale (III+) ad un caratteristico corridoio, per evitare un grosso blocco 
roccioso strapiombante.
Superato il corridoio si rimane a destra dello spigolo sul versante nord occidentale oltrepassando una zona di difficoltà contenute ma con 
roccia mediocre a causa di una frana di fine anni '90. 
Si guadagna una sosta alla base di un tratto di parete ostico.
Da qui il tiro da effettuare comporta il superamento di un breve strapiombo faticoso, provvisto però di buone lame (IV+, spit e chiodi).
Si prosegue per un nuovo tiro lungo una placca (IV, chiodi), quindi si torna con arrampicata varia e divertente al filo dello spigolo. 
Proseguire lungo il filo (III, qualche passaggio di IV) fino a raggiungere la zona della frana del 1950, dove la 
roccia diventa più chiara e richiede un po' di attenzione.
Superata una parete, si prosegue lungo lo spigolo per un tratto non difficile sottile e aereo fino alla base di una liscia placca.
La si risale per fessure (IV con passaggi di IV+, spit e chiodi), quindi si supera un diedro obliquo di roccia grigia non 
eccezionale (IV, chiodi), che permette di evitare un ripido risalto roccioso.
Riguadagnato il filo di cresta, si percorre la parte alta dello spigolo su roccia ottima ma non difficile (III).
Si evita l'evidente torrione dell'anticima occidentale abbassandosi leggermente sul versante di nord-est sino 
a una lunga cengia che permette poi di tornare in cresta (III).
Le ultime facili rocce conducono finalmente in vetta (dall'attacco ore 4-6).
Discesa
Ci sono due possibilità:
è possibile ridiscendere lungo la stessa via di salita ricorrendo a numerose calate in doppia (soluzione lunga e con 
alto rischio di ingarbugliamenti e perdite di tempo nel caso vi siano altre cordate ancora impegnate nella 
salita, oltre alla possibilità di sbagliare linea nella parte bassa) oppure si può scegliere per una discesa lungo 
la più facile via normale italiana verso il rifugio Gianetti (soluzione più lunga).

In questo caso ci si abbassa sul versante meridionale lungo una traccia di sentiero, per sfasciumi, rocce 
mobili e qualche placca rocciosa; si scende inizialmente per un canale (attenzione alla ghiaia che copre la roccia), quindi ci si 
sposta progressivamente verso la cresta sud, su terreno via via più ripido.
Individuati due camini paralleli, se ne scende uno, si rimane tra le rocce a sinistra della cresta e ci si abbassa ancora
con arrampicata facile per circa settanta metri sino ad una cengia.
La si segue verso destra, di nuovo verso la cresta sud.
Si scende vicino alla cresta per 40 metri circa, quindi ci si sposta ancora sul lato sinistro per raggiungere una 
rampa di rocce facili.
Si segue la rampa, si raggiunge un canale e lo si segue per una sessantina di metri; a tratti può essere più facile costeggiare il 
canale per più facili gradini, sul suo lato sinistro. 
Dopo un tratto ripido un po’ delicato (fare eventualmente una doppia) si raggiunge una rampa più 
appoggiata attraversata da un sistema di cengie;
una in particolare, molto lunga e comoda, si sviluppa verso destra in direzione della cresta.
Qui si abbandona il canalone (che prosegue più ripido e complicato attraverso la parete) in favore della cengia; 
col canalone si abbandonano anche le difficoltà dell’arrampicata.
Si segue la cengia inizialmente in piano, poi per un breve tratto di leggera salita; ci si trovano anche alcuni ometti ad indicare
la giusta direzione.
Raggiunta la cresta sud la si segue su terreno elementare per un’ottantina di metri di discesa, 
fino ad incontrare la croce Castelli-Piatti.
Ci si trova alla cima di un salto ripido, solcato da un camino: è possibile scenderlo con una breve doppia 
o in arrampicata (III, ma facile restando incastrati nel camino).
Si approda ad una nuova cengia, da seguire sempre verso destra.
Si costeggiano le rocce della cresta e si arriva al culmine di un sistema di placche che scendono ripide sul 
versante ovest.
Ci si abbassa per le placche sfruttando alcune cenge (eventualmente utile un’ultima doppia) e si 
raggiunge il facile pendio morenico, traguardo della cresta sud.
Da qui, per detriti, tratti erbosi e sentiero si scende al rifugio Gianetti (2534 m, ore 2-3 dalla vetta).

Poi scendere ai Bagni di Masino (1172 m) in un paio d'ore: occorrerà disporre di un mezzo per tornare a recuperare l'auto in 
val Bondasca.
In alternativa (soluzione comune) dal rifugio Gianetti (dove si pernotta) per ritornare alla capanna Sasc Fourà si deve intraprendere un lungo 
itinerario per tracce di sentiero, rocce, sfasciumi  e tratti innevati.
Dal rifugio si sale per tracce segnalate da evidenti bolli fino al passo Porcellizzo (2950 m;
attenzione alla neve eventualmente presente nei canali).
Si scende in Val Codera attraverso un ripido canale (eventuale ghiaccio e alle rocce lisce del suo lato destro), si attraversa un 
ampio anfiteatro morenico, si scavalca un costone, si lascia poco a monte il bivacco Pedroni-Dal Prà (2600 m; 
altro possibile ricovero per un pernottamento), e si raggiunge per neve e sfasciumi rocciosi una stretta gola 
che porta, superate alcune rocce, al passo della Trubinasca (2717 m).
Da qui si scende verso la val Bondasca, prima lungo ripide rocce a tratti attrezzate, quindi per facili pendii erbosi a volte 
innevate.
Si aggira uno sperone roccioso che scende dal Pizzo Trubinasca e si prosegue per morene verso 
l'evidente cresta che scende dall'attacco dello spigolo nord del Badile; dopo averne costeggiata la 
base, si raggiunge la capanna Sasc Fourà (1904 m, ore 5-6 dal rifugio Gianetti).

ALTRA RELAZIONE RIASSUNTIVA
Spigolo Nord del Badile
quota di partenza (m.):      2590
quota della vetta (m.):      3308
dislivello complessivo (m.): 1000
difficoltà:                  D 
esposizione prevalente:      Nord
località di partenza:        Bondo 
punti di appoggio:           rifugio Sass Fourà 
Accesso:
Da Chiavenna passata la frontiera proseguire in territorio svizzero sino a Bondo dove una strada sterrata conduce in Val Bondasca.
Per salire in auto fino a Laret è stata messa una biglietteria automatica all'inizio della sterrata.
La biglietteria accetta Franchi Svizzeri e Euro (banconote e monete) e dà il resto.
Il costo del pedaggio per le auto è di circa 9 €/11 CHF. 

Per chi vuole scendere per lo spigolo tenga conto di almeno 5/6 ore dalla cima all'inizio del sentiero
esclusi imprevisti tipo corde che si impigliano ecc.). 
Per le calate mantenere la stessa direzione della salita. 
La lunghezza minima(consigliata) della corda è di 70 mt. per calate da 35.
Meglio 2 corde da 60 mt. 

Descrizione:

Dal parcheggio si percorre il sentiero che si snoda sulla sponda destra (orog.) del torrente sino ad un bivio (panchina e cartelli indicatori). 
Qui si devia a destra e si scende per attraversare il torrente per poi iniziare la salita lungo un ripido sentiero che conduce velocemente alla
Capanna Sasc Fourà (1904 m),base di partenza per tutte le salite al versante settentrionale del Pizzo Badile. 
Dal rifugio seguire il ,sentiero che conduce alla Capanna Sciora, dopo circa 1 ora di cammino, a 2250 m di quota, si giunge ad un bivio. 
Prendere a destra e per placche e gande (ometti segnavia) risalire il dosso prolungamento naturale dello spigolo N.
Portarsi poi sul lato occidentale del dosso in direzione di due evidenti nevai che si risalgono direttamente o si aggirano percorrendo
delle placche rocciose inclinate; si punta infine ad una sella posta a 2590 m di quota, dove iniziano le difficoltà (1.45 ore dal rifugio). 
Superare il primo risalto dello spigolo arrampicando lungo il suo lato orientale (III), seguendo poi una placca (pass. IV, spit)
sino alla sella posta a monte del risalto.
Proseguire sul filo dello spigolo per circa quattro lunghezze (III) arrivando alla base di una placca (Placca Risch).
Superare la placca e aggirare sulla destra il risalto che la chiude, riprendendo poi a salire (IV e IV+, ch. e spit). 
Proseguire nuovamente sullo spigolo (III) sino ad una lastra staccata, salirvi sopra e continuare tenendosi un poco a destra del filo
per poi tornare in cresta ed arrivare ad un corridoio sul versante occidentale formato da un grande blocco staccato (III e III+,
due tiri dalla lastra).
Percorso il corridoio salire per una serie di diedri sempre mantenendosi sul versante occidentale raggiungendo una zona interessata
da una recente frana (1998); si supera un ostico strapiombo e si ritorna, scalando una breve placca, sul filo dello spigolo
(due tiri IV e IV+, 1 pass. di V). 
Si continua lungo lo spigolo (III e IV) sino ad una zona di roccia chiara (la ‘frana’, 1950) e poi ancora sino ad una caratteristica placca
liscia solcata da numerose fessure.
Superare la placca (2 spit), proseguire poi per un diedro di roccia chiara e fratturata che sviluppandosi verso destra evita un risalto
due lunghezze di III, IV e IV+). 
Si continua sullo spigolo che va progressivamente diminuendo di inclinazione (III)
e poco prima della vetta occidentale, formata da un compatto torrione, ci si abbassa sul versante NE e si segue un’evidente cengia
che conduce a monte del torrione. 
Proseguire ora più facilmente sino alla vetta. 

Lungo l’intera via le soste sono ottimamente attrezzate con grossi anelli resinati (utilizzabili per le doppie in discesa);
sono inoltre presenti alcuni spit nei tratti più impegnativi. 
Per la discesa conviene percorrere la via normale che si sviluppa sul 
versante meridionale sino al Rifugio Gianetti. 

Dalla vetta si scende per rocce rotte nel canale roccioso che caratterizza la via di discesa
per iniziare poi una serie di calate (soste attrezzate) che portano sino alla base del caminetto dove si deve avere l’accortezza
di uscire dal canale per portarsi sulle placche iniziali della via normale.
In caso di errore, se si continua la discesa in doppia nel canale, sono comunque attrezzate le soste per le calate
a testimonianza della facilità di sbaglio); in questo caso si deve prestare attenzione alle eventuali scariche di sassi
che vengono convogliate nel canalone. 

Giunti alla base della montagna si raggiunge in breve, per gande e poi per sentiero, il Rifugio Gianetti.
 

PIZZO BADILE (mt. 3308)    Spigolo Nord

1° Asc: W. Risch - A. Zùrcher (1923).

DISLIVELLO: 750 mt.

TEMPI DI SALITA: 3-7 ore.

DIFFICOLTA': D.

ATTREZZATURA: 1 corda (40-45 mt.) - 10 moschettoni - qualche chiodo o nuts - fettucce e cordini.

Dal Rifugio Sasc Foura salire il dosso che costituisce il prolungamento verso il basso dello spigolo Nord.

Seguire l'itinerario come per la parete N.E. fino al Viale.

Salire ancora per lastroni, tenendosi sul versante occidentale raggiungendo due successivi piccoli nevai che si risalgono (con neve dura consigliabili ramponi soprattutto a stagione inoltrata) fino a una sella sul filo dello spigolo.

(2 Ore).

Salire sul filo superando un primo risalto e arrivando alla sella a monte di questo.

Qui si può giungere anche traversando a sinistra per poi risalire per placche e lame non sempre sicure.

Proseguire sul filo per circa quattro tiri fino a una grande placca liscia (Placca Risch) con un risalto che l'attraversa. Salire la placca tenendosi sul bordo sinistro traversare sotto il risalto a destra e, appena possibile (chiodi) riprendere a salire (40 mt.).

Proseguire sul filo dello spigolo fino a una lastra staccata.

Salire sulla lastra e proseguire tenendosi un pò a destra del filo per ritornare in cresta e arrivare a un corridoio sul versante Ovest formato da un blocco staccato (dalla lastra 2 tiri).

Superato il corridoio salire per diedri di roccia grigia tenendosi sempre sul versante O.

Sormontato un difficile strapiombo di lame, sostare poco sopra ancora sul versante O. a pochi metri dal filo di spigolo (2 tiri dal corridoio).

Salire in cresta e arrivati sotto un risalto attraversare alcuni metri sul versante N.E. e poi salire a riprendere lo spigolo per lame e fessure marcate.

Seguire lo spigolo e raggiungere una zona di rocce chiare e rotte (la così detta frana), con neve e ghiaccio è possibile evitare un primo tratto tenendosi su una liscia parete con fessure che porta a una affilata cresta e quindi sopra del tratto malsicuro, oppure si possono salire le rocce rotte fino all'uscita della cresta.

Si è alla base di una placca con numerose fessure longitudinali, salire e proseguire poi in un diedro di roccia grigia che percorre al centro un ennesimo risalto e tornare sullo spigolo.

Dalla base della placca è possibile traversare per cengia sul versante N.E., per circa 60 mt.

Poi riportarsi in spigolo per un camino e lame instabili.

Da qui si segue sempre il filo dello spigolo.

Poco prima della vetta occidentale formata da un compatto torrione ci si abbassa sul versante N.E. in obliquo a per raggiungere una cengia che riporta in cresta a monte del torrione e successivamente per facili rocce arrivare in vetta.

PIZZO BADILE (mt. 3308)    Parete NE - Via Cassin

1° Asc: R. Cassin - E. Esposito - V. Ratti - M. Molteni - G. Valsecchi (1937!.

DISLIVELLO: 800 mt.

TEMPO DI SALITA: 6-12 ore.

DIFFICOLTA': TD via molto ripetuta e perciò superchiodata - ED se in libera.

ATTREZZATURA: 2 corde (40-45 mt.) - 25 moschettoni - cordini e fettucce - qualche chiodo e nut - 2 staffe a testa.

Dal Rif. Sasc Fourà percorrere verso sud il lungo dosso erboso che costituisce il prolungamento verso il basso dello spigolo Nord del Badile.

Dopo circa un'ora in corrispondenza delle ultime chiazze erbose scende dal ciglio orientale del dosso una cengia obliqua (in Viale) che porta alla sottostante vedretta del Cengalo.

Salire lungo il ghiacciaio fiancheggiando la parete N.E. del Badile.

L'attacco si trova a quota 2500, circa cento metri più in basso del colatoio che solca il centro della parete.

Salire verso destra per cenge poi per un corridoio formato da una lastra staccata si giunge alla base dì un grande diedro (Sosta 1-2).

3) Salire il diedro (40 mt.).

4-5-6)  Proseguire per tre tiri lungo una fessura obliqua a sinistra fino a un masso staccato.

7-8) Traversare a sinistra alcuni metri, entrare in un diedro e seguirlo per due tiri (40 mt - 15 mt.)

9) Si è arrivati al 1° bivacco Cassin.

Scendere alcuni metri poi attraversare sinistra fino a un diedro (25 mt.).

— Attraversare a sinistra per placche (35 mt.).

— Salire diritti, evitare un piccolo tetto a sinistra per poi tornare a destra (30 mt.)

— Obliquare a destra, salire un diedro e uscire a destra (38 mt.).

— Proseguire a destra fino a buona sosta (20 mt.).

— Salire una fessura obliqua a sinistra (40 mt.).

15-16-17) Proseguire in obliquo a sinistra per tre tiri.

— Si giunge alla base di un diedro verticale e che si sale (30 mt.).

— Si prosegue uscendo a destra fino a buona sosta (20 mt).

— Salire verticalmente per fessura (40 mt.).

— Attraversare a sinistra e salire diritti in fessura (30 mt.).

— Proseguire in fessura fin sotto un tetto (30 mt.).

— Evitare a sinistra il tetto e tornare a destra (25 mt.).

— Salire per placca e poi attraversare a sinistra per fessura orizzontale poi ancora diritti (40 mt.).

25-30) Dalla sosta (2° Bivacco Cassin) proseguire per una fessura che sale a sinistra e allargandosi verso l'alto a camino.

Tratto molto faticoso e difficile se bagnato e con neve (150 mt.).

31) Attraversare a sinistra per 20 mt. lungo una fessura orizzontale.

Salire direttamente per placche e lame fino a giungere sullo spigolo N che si segue fino in vetta con cinque tiri di corda.

Una seconda uscita si trova circa a metà del camino e permette di raggiungere lo spigolo molto in basso

(consigliabile solo se c'è neve nella parte alta della via o in caso di maltempo).

PIZZO BADILE (mt. 3308)     Spigolo E.N.E. - Via dei Fratello

1° ASC.: A, e G. Rusconi (1970].

DISLIVELLO: 700 mt.

TEMPI DI SALITA: 10-15 ore.

DIFFICOLTA': TD +

ATTREZZATURE: 2 corde (45 mt.) - 25 moschettoni - chiodi e nuts - qualche cuneo - cordini e fettucce - 2 staffe a testa • ramponi - un piccozzino o martello da ghiaccio - leggero materiale da bivacco.

Dal Rifugio Sasc Fourà alla base della parete N.E. del Badile come per l'itinerario precedente.

Salire all'attacco della Via del Fratello che è posto all'altezza del crepaccio basale del canalone de! Cengalo. Superare il crepaccio sulla sinistra e, traversato il canalone, raggiungere la parete del Badile.

— Attaccare un diedro subito sopra il crepaccio e salirlo (15 mt.).

— Proseguire su terreno facile tendendo a destra poi obliquare a sinistra scalando il secondo di due diedri (40 mt.).

— Diritti, poi a destra fino a sostare alla base della parete verticale (40 mt.).

— Diritti in diedro (40 mt.).

— Salire ancora in diedro per circa 8 mt. poi uscirne a sinistra.

Proseguire diritti per lame e tornare quindi a destra (40 mt.).

— Ancora diritti dapprima per rocce più facili poi ancora in diedro (40 mt.).

7-8-9) Tre tiri diritti dapprima in diedro poi su rocce a lame e diedri salendo ove più facile fino a una grande cengia alla base degli strapiombi (110 mt.).

— Dalla cengia spostarsi a sinistra alcuni metri e salire per fessure fin sotto un grande tetto (40 mt.).

— Proseguire a sinistra in un diedro con la faccia destra strapiombante (cunei).

Alcune lame immettono in un diedro-camino alla cui uscita a destra si sosta (20 mt.).

— In fessura per sostare quando questa si trasforma in strettissimo diedro (35 mt.).

13-14) Diritti per due tiri superando da ultimo alcuni massi instabili {90 mt.).

— A destra per un diedro-rampa poi diritti (chiodi) fino a una buona cengia (40 mt.).

— Seguire la cengia verso destra (50 mt.).

Proseguire dapprima in un colatoio o sulla sua costola sinistra per circa 2 tiri poi ancora ove più logico fino in vetta

(9 tiri circa).