Gran Paradiso 4061 m.
Versante sud-ovest (dal Rifugio Vittorio Emanuele II)
Il Gran Paradiso è tra i quattromila delle Alpi più noti e frequentati, anche per la relativa facilità della sua
via normale dal rifugio Vittorio Emanuele II, lungo il versante sud-ovest.
In realtà la salita pur essendo tecnicamente una semplice camminata su ghiacciaio poco crepacciato (l'unica vera 
difficoltà è la rocciosa cresta sommitale) richiede comunque acclimatazione e buon allenamento a causa del 
discreto dislivello da superare dal fondovalle, data la totale assenza di impianti di risalita. 
Inoltre, a causa del caldo estivo sempre più marcato e frequente, può capitare di incontrare tratti di ghiaccio vivo
che possono risultare insidiosi.
L'ambiente del Parco Nazionale del Gran Paradiso che circonda la vetta può riservare piacevoli incontri con la 
fauna d'alta montagna locale, l'elevata frequentazione rende impossibile la prenotazione 
per il pernottamento al rifugio nei week end estivi a meno che non venga effettuata con 
molto anticipo sulla data prevista per la salita.
                                Difficoltà:     F+ ( II / 35° )
                                Dislivello:    800m + 1300m
                                Tempi:         2 ore + ore 4-5

Da Pont (1960 m), in alta Valsavaranche, dopo aver attraversato il torrente si prosegue in piano lungo 
una mulattiera fino a superare un alpeggio, all'imbocco del vallone di Seiva.
Da qui il sentiero prosegue sulla sinistra con salita ripida e con tornanti, prima nel fitto bosco, poi su 
terreno più aperto tra pascoli e residui morenici, sino a raggiungere il Rifugio Vittorio Emanuele II (2775 m).  [2h]
Dal rifugio si segue il sentiero che si inoltra subito in una pietraia di grossi blocchi rocciosi dove, 
nonostante i numerosi ometti, è facile perdere la giusta direzione al buio del primo mattino.
Si prosegue più facilmente per tracce di sentiero in moderata salita fino ad un vallone, che può essere nevoso ad inizio 
stagione.
Da qui è possibile risalire direttamente il vallone detritico, oppure spostarsi sulla morena a sinistra;
si raggiunge quindi per gande e sfasciumi il ghiacciaio del Gran Paradiso.
Dopo averlo raggiunto, lo si risale inizialmente per un pendio piuttosto ripido, facendo attenzione all'eventuale presenza
di ghiaccio, per poi percorrere un tratto pianeggiante che conduce alla facile ed ampia cresta nevosa della Schiena d'Asino.
Superata la cresta (anche qui porre attenzione al ghiaccio e a qualche crepaccio) si guadagna il colle 
della Becca di Moncorvè (3850 m).
Si prosegue, normalmente su un'ottima traccia, con alcuni tratti un po' ripidi (possibili crepacci) costeggiando 
alla base il torrione roccioso del Roc; si supera la crepaccia terminale, oltre la quale un ultimo pendio 
nevoso porta alla rocciosa cresta sommitale.
Lungo una esposta ma non difficile cengia (I, qualche spit per l'assicurazione) sul versante del ghiacciaio della 
Tribolazione, si raggiunge la Madonnina posta sulla vetta “tradizionale” del Gran Paradiso (4058 m), punto 
culminante toccato dalla maggior parte dei salitori.
Per chi non si accontenta si deve proseguire ancora lungo la cresta, dapprima scendendo brevemente (II) ad un 
intaglio nevoso (se le condizioni lo permettono si può giungere direttamente qui su neve senza salire alla 
vetta tradizionale lungo la cresta rocciosa), quindi risalendo per rocce con fessure un ripido ma non difficile 
risalto (II), fino a guadagnare così il grosso ometto di sassi posto sulla vera vetta.  [ore 4-5]
In discesa si ripercorre la via di salita (dalla vetta ore 2,30 fino al rifugio Vittorio Emanuele II).


Versante sud-ovest (dal Rifugio Chabod)
L'itinerario di salita al Gran Paradiso dal rifugio Chabod è una buona alternativa, un pò più faticosa e impegnativa, a quello 
dal Rifugio Vittorio Emanuele II: per raggiungere il crestone nevoso della Schiena d'Asino, dove i 
due percorsi si uniscono e procedono insieme sino in vetta, occorre risalire il ghiacciaio di Laveciau che può presentare
parecchi crepacci insidiosi, specie a stagione avanzata, che necessitano di attenzione e esperienza.
A volte, dopo aver completato la salita per questo itinerario, per evitare i problemi legati ai crepacci e al 
rialzo termico, per la discesa si preferisce la via di salita quella per il Rifugio Vittorio Emanuele II. 
                              Difficoltà:     PD ( II / 35° )
                              Dislivello:    900m + 1350m
                              Tempi:         Ore 2,30 + Ore 5-6

Dalla località Pravieux (1834 m), un paio di chilometri a valle di Pont, l'ampio sentiero dopo aver attraversato 
un bosco di larici raggiunge per pascoli l'alpeggio di Lavassey (2194 m). [1 ora]
Da qui, dopo aver costeggiato la base della rocciosa Costa Savolere, si attraversa un torrente e si guadagna 
infine con un ultimo strappo il Rifugio Chabod (2750 m).   [ore 1,30]
Dal rifugio si prende l'evidente sentiero che, seguendo la condotta dell'acqua, si dirige verso il Gran Paradiso.
Raggiunta la morena divisoria dei ghiacciai di Moncorvè e di Laveciau, la si risale per tracce di 
sentiero (ometti) sino a guadagnare, al suo termine, il ghiacciaio di Laveciau.
Si risale ora il ghiacciaio, normalmente ben tracciato, facendo attenzione alla zona iniziale crepacciata;
si prosegue quindi la salita con percorso non difficile pur dovendo superare ancora qualche crepaccio sino
a raggiungere oltre un avvallamento il crestone nevoso della Schiena d'Asino, 
dove si confluisce nella traccia proveniente dal rifugio Vittorio Emanuele II.
Raggiunto il colle della Becca di Moncorvè (3850 m), la salita prosegue, normalmente su un'ottima traccia, con 
alcuni tratti un po' ripidi (possibili crepacci) costeggiando alla base il torrione roccioso del Roc; si 
supera la crepaccia terminale, oltre la quale un ultimo pendio nevoso porta alla rocciosa cresta sommitale. 
Lungo un'esposta ma non difficile cengia (I, qualche spit per l'assicurazione) sul versante del ghiacciaio 
della Tribolazione, si raggiunge la Madonnina posta sulla vetta “tradizionale” del Gran Paradiso (4058 m), 
punto culminante toccato dalla maggior parte dei salitori.
Per chi non si accontenta si deve proseguire ancora lungo la cresta, dapprima scendendo brevemente 
(II) ad un intaglio nevoso (se le condizioni lo permettono si può giungere direttamente qui su neve 
senza salire alla vetta tradizionale lungo la cresta rocciosa), quindi risalendo per rocce fessurate un 
ripido ma non difficile risalto (II), fino a guadagnare così il grosso ometto di sassi posto sulla vera vetta. 
[ore 5-6]
In discesa si può ripercorre la via di salita, oppure optare per l'itinerario verso il Rifugio Vittorio 
Emanuele II (vedi sopra); in quest'ultimo caso, raggiunta Pont si ritorna al parcheggio di Pravieux 
lungo la strada asfaltata.