RELAZIONI   del  SASSO  CAVALLO  m 1923

Parete S (Ohjo como va)

Itinerario moderno che supera una zona di parete caratterizzata da uno strapiombo iniziale e da alcune placche, poco a destra della via Cassin.

La via, per ora, termina sotto il grande strapiombo giallo posto a tre quarti di parete.

Roccia buona.

Arrampicata varia di placca.

Attrezzatura buona, a spit e spit-fix.

Necessari una serie di dadi e due corde per la discesa lungo la via.

Primi salitori:  Marino Marzorati, R. Gheller e M. Citterio, 1996

Sviluppo:  260 m c.

Difficoltà:  6b+ e A1, in libera sino al 6c+, tranne lo strapiombo iniziale, non liberato (1997)

Si attacca 40 m a destra della via Cassin, sotto uno spit un poco alto da terra.

1)  Superare la breve fascia di base stratificata (6a).

2)  Salire direttamente lo strapiombo sovrastante (A1).

3)  5 m a destra, poi diritti per placche (6b+).

4)  Prima diritto, poi verso sinistra (6b).

5)  Un pò a destra per placche e poi diritto (6b e 1 spit, A0).

6)  Ancora per placche più difficili (6b+ e A1 o 6c+).

7)  Alzarsi diritto e spostarsi a destra oltre un diedro-camino (6a).

8)  Con un tiro su placche avvicinarsi allo strapiombo (6a+, spit lontani).

9)  Da qui salire diritti per 7-8m, raggiungere un ch. della via della Luna e obliquare a destra per un diedro (spit) fino alla sosta (6b, un tratto chiodato distante).

Da qui o ci si cala sulla via, o si prosegue a destra per la via della Luna, lungo la sua dodicesima lunghezza (ore 4-5).

Discesa

Dalla Sosta 9) scendere con 6 doppie: la seconda calata parte da un ancoraggio posto a metà della 7) lunghezza.

La penultima calata parte dalla Sosta 3) e si svolge in verticale fino all'orlo del tetto.

Da qui, con 50 m esatti raggiungere a terra.

Parete S (L'altra faccia della luna)

Notevole itinerario, assai bello, ambito e ripetuto, che sale la parete S quasi nel centro, superando un grande tetto alla base con passaggio artificiale spettacolare.

Arrampicata difficile e elegante, quasi completamente in libera.

L'attrezzatura è buona a ch., con spit alle soste.

Sono necessari i dadi, una serie di friends e due staffe a testa.

Primi salitori:   Marino Marzorati, Danilo Galbiati, Norberto Riva e Lorenzo Mazzoleni, 1987

Sviluppo:  460 m.

Difficoltà:  6b+ e A2

Attaccare proprio sotto il grande tetto, a sinistra dell'attacco della via "ohjo como va".

1)  Superare il risalto iniziale e un diedro (Sosta quasi sotto il tetto, VI).

2)  Superare il grande tetto e la placca seguente (A2 e 6a+).

3)  Diritto a uno strapiombino da superare sul bordo destro, poi in leggera diagonale a sinistra (6a+ e A0 e VI, o 6b).

4)  Obliquare a destra per un diedro, una placca e una fessura (6a+ e A1 o 6b).

5)  Traversare facilmente a sinistra e risalire due successivi diedri verticali (VI).

6)  Per una placca fessurata, poi su roccia friabile (IV e VI-).

7)  Ancora per placche compatte e un pò strapiombanti (VI e A0 o 6a).

8)  Con un breve tiro su placca appoggiata raggiungere la cengia (V+).

9)  Per un diedro e una difficile placca, uscendo a sinistra (VI, 6a+ e A0 o 6b).

10)  Decisamente a sinistra oltre uno strapiombo a risalire un lungo e difficile diedro (A1 e 6b).

11)  Diritto e un pò a sinistra (6a).

12)  Superare uno strapiombo e traversare a destra in placca, rientrando più in alto in obliquo a sinistra

(A2, friends, 6a, 6b+ o A1).

13)  Con un altro tiro obliquo superare uno strapiombino, raggiungendo la grande cengia finale (6a).

14)  Proseguire sul pilastro finale lungo una placca (VI, 6a).

15)  Ancora sul pilastro, prima in placca e poi per diedro, uscendo in vetta (6a+ e A0, o 6b, 1 spit).

(ore 6-9)

Parete S (via della Luna)

Lungo ed impegnativo itinerario che supera la parete S attaccando a destra del precedente, da cui è intersecato in due punti.

Segue una linea di fessure interrotta da marcati strapiombi.

Nella parie alta la via si sposta a destra con una lunghezza artificiale molto difficile e si ricollega alle ultime lunghezze della via Oppio.

Conta poche ripetizioni, e ciò a causa della sostenutezza dei passaggi e del difficile compito di chiodatura.

La roccia è generalmente discreta o buona.

Arrampicata mista faticosa, esposta e delicata.

In via 50 ch. c. Necessari vari ch. ad U, a V, universali, 2 bong e 2 foglie.

Una serie di dadi e una di friends, e 3 staffe per il capocordata.

Primi salitori:   Giuseppe Alippi e Benigno Balatti, 6 e 7 febbraio 1982

Sviluppo: 480m.

Difficoltà: 6a e A3.

Attaccare in comune con la via Oppio, nel centro della parete, davanti ad un albero sul sentiero.

1)  Salire prima diritto e poi a destra fino a raggiungere la cengia (Sosta su terrazzino terroso, 1 ch f., 45m, IV).

2)  Spostarsi 10 m a sinistra su facile cengia, fin sotto gli strapiombi gialli (10 m).

3)  Superare un tetto e gli strapiombi che conducono ad un cunicolo obliquo a sinistra (35m, A2 e A3, V+, vari ch.)

4)  Traversare delicatamente a sinistra per 20 m e salire poi diritto mirando all'enorme diedro, visibile dal basso

(1 ch f., 45m, VI-, A2 e V+).

5)  Salire il diedro (Sosta su terrazzino erboso, 50m, VI e A2).

6)  Ancora nel diedro fino a una placca nera da superare sulla destra (35m, V+, A2, VI).

7)  Superare un caminetto e per facili placche erbose arrivare a una cengia (30m, V e IV).

8)  In uno stretto camino, poi a destra per placche fin sotto gli strapiombi gialli (45m, A2 e IV).

9)  Traversare a destra nettamente in direzione di uno strapiombo nero posto sullo spigolo

(Sosta poco sotto lo strapiombo, 45m, A2 e A3, VI).

10)  Superare lo strapiombo, traversare delicatamente a destra, e salire una fessura fino a una placca sotto un tetto (35m, 4 ch., A3, 6a, VI- e A2; tiro chiave).

11)  In obliquo a destra doppiare uno spigolo, oltre il quale, sempre verso destra si raggiunge la via Oppio.

Si supera un diedro (Sosta su pianta, 50m, V+, Al, V, qualche ch.).

12)  Continuare per un diedro a sinistra (V-).

Dalla cengia erbosa terminale si raggiunge il diedro finale della via Oppio, per esso alla vetta

(ore 9-11)

Parete Sud (via Oppio)

Celebre e storica via che vince la parete S nella zona centrale, lungo diedri interrotti da diversi strapiombi.

L'itinerario, in assenza di una relazione scritta dei primi salitori, rimase per parecchi anni avvolto da un alone leggendario e, dopo le prime ripetizioni, venne considerato come il più arduo delle Grigne.

Oggi la via conta molte ripetizioni ed è chiodata in maniera sufficiente.

Arrampicata prevalentemente libera, con qualche tratto in artificiale (parzialmente liberato, al 1998, sino al 7a).

Roccia da discreta a ottima.

Necessario qualche chiodo, dadi e friends.

Primi salitori:  Nino Oppio ed Oreste Dell'Era, 14-18 agosto 1938

Sviluppo:  450 m.

Difficoltà:  VI e A2.

Attaccare alla base dello zoccolo, presso un albero.

1)  Salire un diedro erboso e traversare a destra, raggiungendo una cengia (30m, IV e V, roccia cattiva e bruciata dal grande incendio del 1997: è consigliabile raggiungere la Sosta lungo il primo tiro della via "Cavallo Pazzo".

Dalla Sosta spostarsi facilmente a sinistra sulla cengia, fino alla Sosta 1 originale, 45m, VI-.

2)  Superare un diedro sulla sinistra della sosta e lo strapiombo seguente uscendo a destra

(30m, V e VI-, un passaggio in A2).

3)  Alzarsi e traversare a destra, fino a un diedro che si risale (40m, A2 e VI, 1 ch. mancante, tratto spesso bagnato).

4)  Salire a sinistra per una placca, poi traversare a destra poi verticalmente alla sosta a sinistra

(35m, V+ e VI, A0 o 6a).

5)  Abbassarsi 2 m e seguire un diedro a destra (20m, V+ e A0).

6)  Continuare per un diedro obliquo e per una rampa (35m, V e A1).

Da qui vi sono tre possibilità per raggiungere la prima cengia:

a) La via originale sale diritto per 7-8 m, poi procede a destra per una rampa erbosa.

Indi, sempre su placche erbose, sale diritto alla cengia (Sosta 7 intermedia e da attrezzare, Sosta 8 sulla cengia, 55m e, V+ e IV).

b) Variante di sinistra: raggiungere diritto la Via "Cavallo Pazzo"  (40m, IV+), e lo si lascia a destra, procedendo verso sinistra oltre uno strapiombino seguito da una placca che conduce alla cengia (40m, VI-).

c) Raggiunta, come al b) la sosta (via Cavallo pazzo), seguire il successivo tiro di quest'ultima fino alla cengia, superando un breve ma ostico muretto polveroso (40m, 6a+ e A0 o 6c).

Dalla Sosta 8 sulla cengia ci sono ancora due possibilità:

a) la via originale procede a destra superando un tratto strapiombante e obliquando poi a sinistra (Sosta 9, 30m, A1 e V+, roccia mediocre);

b) dalla cengia si sale diritto per placca sino a uno strapiombo che si contorna verso destra (Sosta 9,30m, VI-, 2 ch., utili friends num. 1).

Ci si raccorda al tiro originale poco sotto la sosta originale.

10)  Proseguire per una fessura obliqua verso sinistra (20m, V+ e un passaggio in A0).

11)  Traversare a sinistra e superare uno sperone staccato, poi risalire un lungo diedro-fessura

(35m, A0 o 6a pericoloso, poi VI).

12)  Diritto lungo un diedro-canale, talora erboso, uscendo ai prati della cengia sommitale (25m, IV e V).

13-14)  Risalire facilmente i prati con 2 lunghezze (Sosta alla base del grande diedro finale, 70m).

15)  Procedere per una placca in aderenza (20m, IV e V+).

16)  Entrare nel diedro-fessura, passare uno strapiombino e obliquare in un canalino, fino a una scaglia

(40m, III, V, VI).

Doppiare uno spigolo a sinistra e salire facilmente alla vetta per roccette erbose,

(ore 6-8)

Parete S (Cavallo pazzo)

Splendido itinerario che sale prima a destra della via Oppio, lungo una fascia di placche incise da un sistema di fessure, e più in alto lungo una successione di muri alternati a strapiombi.

Dalla cengia terminale la via supera l'ultimo pilastro in comune con la via "L'altra faccia della luna".

Arrampicata varia su roccia compatta, con numerosi tratti atletici e passaggi obbligatori difficili. Chiodatura buona a ch., integrabili con dadi e friends.

Primi salitori:   Norberto Riva, Marino Marzorati, Giovanni Favetti, settembre 1987

Sviluppo:  450m.

Difficoltà:  6b+ e A1 o 6c+

Attaccare sotto l'avancorpo che borda la base della parte centrale della parete, 15m c. a destra dell'attacco della via Oppio.

1)  Superare la fascia di base (VI-, roccia mediocre).

2)  Spostarsi a sinistra, superare un tetto e proseguire per un vago diedro e per una fessura diagonale

(A0 e 6a o 6b+).

3)  Traversare a destra in placca aggirando lo spigolo, poi per facili placche alla sosta (6a).

4)  Diritto a una lama, superando un muretto sprotetto (utile un friend nella fessura a destra), e risalendo tutta la seguente fessura (6b sprotetto, poi 6a+).

5)  Diritto nella fessura strapiombante, uscendo in sosta dopo un passaggio atletico con ch. lontani

(6b e A1, o 6c, utili dadi piccoli).

6)  A sinistra per uno spigolo a placche, poi per fessura (6a+ e A1 o 6c).

7)  Con un tiro facile raggiungere la prima cengia (IV).

Da qui è possibile uscire a destra sulla via Oppio.

8)  Salire diritti per fessura che incide la placca e superare un ostico muretto polveroso (6a, poi 6a+ e A0 o 6c).

9)  Obliquare a sinistra per placche e lame, su roccia splendida, superando un difficile passaggio finale tecnico

(6b+ e A1 o 6c+, passo chiave protetto da 1 ch. e 1 dado accoppiato).

10)  Alzarsi in un caminetto, superarlo e proseguire per placche verso sinistra (6a+ e VI-).

11)  Continuare diritto e verso sinistra, superando uno strapiombo e placche più facili (6a e A0 o 6a+, poi VI-).

12)  Spostarsi un poco a sinistra, poi in obliquo e diritto (VI).

13)  Con un tiro facile si arriva alla cengia finale (IV).

La si supera obliquando a sinistra su erba, sino alla base del pilastro terminale, ove ci si raccorda alla via "Ohio como va" presso la sua Sosta 13.

Da qui lo si segue per due tiri sino in vetta (Sosta 14, 6a, Sosta 15, 6a+ e A0 o 6b, 1 spit).

(ore 6-8)

Nota. - È possibile scendere in doppia dalla via.

Sono necessarie due corde.

In particolare alcune cordate si calano dopo i primi 8 tiri.

Le ultime tre calate si svolgono a destra della via (viso alla parete).

Parete SE (Sognando California)

Grandioso itinerario moderno, impegnativo e dal tracciato complesso, che supera la parete SE a destra della via "Cavallo Pazzo", vincendo una zona rocciosa molto verticale, per placche e fessure. Arrampicata tecnica con chiodatura a tratti distante, a spit e chiodi.

Necessari dadi e friends sino al 4 compreso.

Alcuni tratti della via risultano umidi.

La roccia è in genere ottima, con qualche tratto delicato o friabile nella parte superiore.

Primi salitori:   Marino Marzorati, L. Gheller e G. Benedum, 1990

Sviluppo:  500 m c.

Difficoltà:  6b+ e A2 o sino al 7a, con alcuni passaggi non liberati (1998)

Dal bivacco di pietra alla base della parete SE spostarsi a sinistra (viso alla roccia) per facile cengia, fino a una lama staccata. SO a destra di essa.

1)  Superare uno strapiombino a destra, poi una placca nera fessurata, ed infine alcune placche in obliquo a destra

(2 spit, A0 e 6b).

2)  Diritto per un diedro, poi in traverso a sinistra, quindi per placche grigie molto belle

(1 ch f. e 2 spit, A1 e 6b o 7a+).

3)  In traverso a destra poi diritto su roccia ottima e quindi ancora a destra su roccia spesso bagnata, fino ad una nicchia nera (3 ch f., 6b).

4)  Segue un facile tiro fino a un diedro, che si supera (Sosta sopra un pilastro staccato, 1 ch f. e 1 spit f ., V).

5)  Diritto fino a strapiombo e poi a destra alla seconda nicchia nera (1 ch f. e 1 spit f., 6a+).

6)  A sinistra in traverso raggiungendo un diedro con fessura che conduce a destra ad un pilastro

(1 ch f. e 1 spit f., 6a+).

7)  Diritto per lo strapiombo, poi a destra, quindi per fessure e muro verticale uscire a cengia (2 ch f., A1 e 6b).

8)  A sinistra per rocce rotte fino alla base di una placca scura: superarla, vincendo anche un tetto, poi a sinistra per placche, uscendo a gradino tramite un muro compatto (1 ch f. e 1 spit f., 6a).

9)  Salire le placche bianche e raggiungere una seconda cengia (Sosta sotto uno spigolo grigio compatto, 2 ch f., VI-).

10)  Diritto per placche grigie, poi a sinistra per fessura sino a una lama appoggiata, quindi per muretto alla scomoda sosta (2 spit f., 6a).

11)  A destra sotto il tetto, che si supera lungo la fessura di sinistra (non sulle lame a destra), uscendo poco sopra in sosta in obliquo a destra (spit e clessidra, 6b+ e A2, tiro chiave).

12)  Procedere a destra a risalire un sistema di placche (Sosta su spuntone, 2 spit f., 5c).

13)  Diritto per un muro fino a cengia, poi traversare a sinistra e superare un tetto

(Sosta sotto un diedro poco visibile, 2 ch f., 6a).

14)  Superare il diedro e alcune facili placche uscendo verso destra alla cengia finale (V).

15-16)  Seguire per 2-3 tiri l'evidente camino finale sino in cima (70 m c.,V e V+).

(ore7-10)

Parete SE (Ibis)

Bellissima via moderna, che supera la parete SE verso destra, ove risulta più compatta.

È una delle vie tecnicamente più difficili delle Grigne (1998), e conta numerose ripetizioni, poiché offre una splendida arrampicata, prevalentemente in placca, su roccia eccellente.

Dopo la prima parte, lungo placche e muri tecnici, la via vince direttamente un primo strapiombo e sale, ancora per muri molto esposti, a superare una seconda fascia strapiombante, oltre cui, con lieve obliquo a sinistra, raggiunge la cuna.

Attrezzatura ottima a spit-fix, mai vicini, e la cui distanza rende obbligatori molti passaggi difficili.

Sono comunque utili dadi piccoli e medi.

Primi salitori:  Manlio Motto, Mario Giacherio e Gianni Predane, 1993

Sviluppo:  410m.

Difficoltà:  6c e A1, per ora in libera sino al 7b con 3 spit in A1

1)  Salire per placca, poi a sinistra, uscendo infine verso destra (40m, 6c+).

2)  Diritto, superare uno strapiombino, poi a destra (40 m 6a).

3)  Procedere per una placca (40m, 6c).

4)  Diritto, poi in traverso 2 m a destra e per placca strapiombante raggiungere una nicchia (40m, 7a+).

5)  Obliquare a sinistra 8 m su roccia friabile, superare la pancia e uscirne a destra (40m, 7b e 3 spit in A1 ).

6)  Diritto per placca appoggiata (40m, 6c).

7)  Continuare a destra per una zona più verticale, fin sotto la cornice strapiombante, e da qui traversare a sinistra sotto il tetto (40m, 7a+).

8)  Diritto per placche e strapiombini, salendo poi per una zona meno verticale (40m, 7a+).

9)  Per placca salire a una cengia (45m, 6a).

10)  Ancora per una placca e diedri sino alla cresta (45m, 6b).

(ore 6-9)

Discesa

Risalire per 100 m c. il ripido prato terminale uscendo in cima.

Oppure calarsi in doppia sulla via, con due corde.

Le calate sono molto esposte e spesso nel vuoto.

Dalla Sosta 8 alla Sosta 7 si deve rinviare uno spit sotto lo strapiombo.

Dalla Sosta 5 alla Sosta 4 è necessario passare le corde nei due spit con moschettone fisso, posti sotto lo strapiombo inferiore.

Necessario un autobloccante di sicurezza.

Parete SE (10 piani di morbidezza)

Splendido itinerario moderno, probabilmente il più bello delle Grigne (1998), che risale, su roccia perfetta ed eccezionalmente aderente, il vago spigolo bombato che delimita verso destra la parete S, proprio sulla verticale della base del Canalone di Val Cassina.

Arrampicata difficile e molto esposta, prevalentemente per placche tecniche, con un breve tratto centrale strapiombante, ben superabile in artificiale.

La chiodatura è ottima a spit-fix, tuttavia, dopo la Sosta 5, la distanza fra i medesimi è notevole in alcuni punti, dove è richiesta una buona concentrazione su difficoltà non estreme (6b).

Primi salitori:   Norberto Riva, Gianfranco Tantardini e Umberto Villotta, 1991

Sviluppo:  350m.

Difficoltà:  6c e A1 o 8a

Attaccare proprio alla base del Canalone di Val Cassina, poco sopra alcuni evidenti macigni posti sul pendio basale.

Da questi risalire un pendio erboso verso sinistra, mirando a un'esile cengia ubicata sotto un diedro liscio, alla cui base si trova uno spit con anello.

1)  Vincere il diedro con passaggio atletico e continuare diritto su roccia erbosa, superando un breve tratto verticale su lame (30m, 6b+).

2)  Diritto oltre un muretto fessurato (oppure verso destra, rientrando subito dopo a sinistra), poi per una placca appoggiata (25m, 6a+).

3)  Obliquare a destra su roccia magnifica ed aggirare un muretto verticale, raggiungendo la base di un diedro fessurato, che si supera integralmente (30m, 6c, tiro molto estetico).

4)  Diritto, poi a destra, indi a sinistra su placca a gocce che conduce ad un tratto su roccia delicata, oltre il quale un breve tratto in strapiombo porta ad una nicchia (40m, 6b+ e A1 o 8a).

5)  Uscire a sinistra (delicato) ed obliquare su muro a buchi, seguito da una placca con grossi appigli

(30m, 6a e A1 o 7b+ molto tecnico).

6)  Alzarsi per un breve diedro, indi girare lo spigolo liscio a destra, raggiungendo un gradino sulla destra (passaggio obbligato e scabroso per il secondo di cordata, talora in loco un'asola di cordino per evitare una eventuale caduta a pendolo); salire diritto il muro sovrastante, uscendo in sosta per una lama (32m, 6c obbligatorio).

7)  Alzarsi per un muretto leggermente strapiombante, quindi obliquare a sinistra in aderenza e con movimenti tecnici lungo placche incise da vaghi diedri lavorati (35m, 6b obbligatorio, chiodatura distante).

8)  A destra facilmente, poi superare un tratto più verticale al cui termine, con passaggio poco evidente, traversare a sinistra alla sosta (30m, 6a+, chiodatura distante).

9)  Diritto per tratto a gocce sino a un vago diedro al cui termine ci si sposta a destra, salendo ancora diritto, e sostando sulla destra (30m, 6c).

10)  Per un breve caminetto uscire sotto i prati terminali (20m, 6a; è possibile concatenare le ultime due lunghezze, rinviando lungo).

(ore 5-8)

Discesa

Dalla Sosta 10 superare un tiro su erba e roccette (l/II), raggiungendo alcune piante.

Da qui risalire per 150 m c. il ripido prato sommitale, giungendo alla cresta finale.

Seguendo quest'ultima verso destra (NE), si ritorna alla Bocchetta di Val Cassina (ore 1 dalla Sosta 10).

Oppure ci si può calare in doppia sulla via, con due corde, scendendo direttamente dalla Sosta 6 alla Sosta 4 nella nicchia, con 50 m esatti, poiché la calata dalla Sosta 5 alla Sosta 4 è molto obliqua.

Dalla Sosta 2 raggiungere la base con 50 m tirati.

RELAZIONI  del  SASSO  CAVALLO   (Vie  CASSIN  e  OPPIO)

Colossale sperone calcareo a prora di nave, che piomba imponente a S sugli alti prati della Val Mèria: ad occidente continua con una parete, che poi si confonde con le pendici del Sasso Basso.

Il costone N degrada detritico sulla sponda meridionale della conca di Relèccio: per di qui salirono legnaioli e carbonai, che furono i primi frequentatori della vetta.

Le due vie Cassin e Oppio sulla parete S rivestono una eccezionale importanza alpinistica.

Versante NE, della Bocchetta di Vai Cassina, 30 minuti

È, la via comune di salita, molto comoda anche per la discesa.

Si sale senza via obbligata per cespugli e roccette fino allo Zuccone q. 1884, e poi al segnale trigonometrico di vetta.

VIA  CASSIN  -  Parete S

Primi salitori:  Riccardo Cassin c Augusto Corti, 31 agosto 1933, in 13 ore

Difficoltà:  ED inf., 90 m in A1-A2, 150 m di V e V+, 4 passaggi di VI-

Lunghezza:  380 m.

Sviluppo:  450 m circa, 17 lunghezze

Tempi:  10 ore

L'itinerario sta nel ristretto novero di quelli più impegnativi delle Grigne, ed uno fra i più belli e remunerativi: la via sale con dirittura logica la parete ricurva e strapiombante in basso, e più articolata sopra.

L'esposizione è continua, la scalata sostenuta e senza comode soste: la via  è chiodata a sufficienza.

Dal Rif. Elisa si va all'imbocco del canalone dei Carbonari, quindi lo si attraversa e si continua per una traccia di sentiero che corre su una cengia, fino a portarsi ad una sessantina di metri dal Sasso della Merenda m 1551, posto ai piedi dello spigolo OSO (ore 1,5-2).

L'attacco è in corrispondenza di una macchia bianca della roccia, trenta metri più in alto.

Salire per 35 m lungo una fessura verticale appena accennata, e sostare su una comoda cengia (V e V+).

A destra in diedro, traversare a sin. 6 m, e salire diritti per 7 m, uscendo su un terrazzino (20 m, V e V+ con un passo in A1).

Raggiungere una bella cengia 8 m sopra (IV), superare un tetto fessurato di un metro e mezzo, e continuare per il diedro che segue (30 m, A2-A1 con passaggi di V+ e VI-) sosta su staffe.

Traversare la placca a d. e fare un volteggio (10 m, V+), poi continuare diritti per 20 m su una parete erbosa (VI- ed A1).

Sostare in mezzo ad un diedro.

Percorrerlo (faticoso, 10 m, V+), ed uscire su erba e terreno facile, onde raggiungere un grande camino.

Salirlo tutto per quasi 40 m (IV e V, un passo di V+), sostare al suo termine.

Andare a destra su una cornice erbosa, poi traversare a sinistra su erba e facili placche, per due lunghezze.

Andare alla base di una fessura leggermente obliqua a sinistra.

Salire la fessura (20 m, V e V+, un passo di VI/A1), sostare su un piccolo terrazzo.

Con 8 m raggiungere degli strapiombi, continuare per la fessura, da cui si esce a d. sullo spigolo: 4 m sopra sosta su staffe (questo è il passaggio chiave, 30 m, V e V+, A1 e VI).

Ancora per la fessura (15 m, A2-A1, un passo di V+), salire un diedro obliquo a d. di 20 m (A1, V, due passi di V+) e sostare su un terrazzino.

Due lunghezze su parete erbosa (i primi 30 m in aderenza IV-V, poi c'è un vasto cengione).

Dirigersi all'ultimo camino.

Lo si supera (all'inizio 10 m di A1 con un passo di VI-) e ci si porta su erba in vetta.

VIA OPPIO  -  Parete SE

Primi salitori:  Nino Oppio e Oreste Dell'Era, 14-18 agosto 1938

Difficoltà:  ED, 150 m in artificiale, 20-30 m di VI, 100 di V e V+ e 100 m di IV.

Lunghezza:  380 m.

Sviluppo:  430 m. , 14 lunghezze

Tempi:  10-11 ore

Nino Oppio e Oreste Dell'Era la percorsero in 98 ore con 4 bivacchi, usando 220 chiodi normali (20 lasciati).

Calcolare almeno 10 ore per una ripetizione: consigliabile portare, poiché la via è abbastanza chiodata, una cinquantina di chiodi diversi (specie piccoli) e 35-40 moschettoni, più 3 staffe ognuno.

Si attacca al centro della parete, a destra di un grosso tetto.

Raggiungere una comoda cengia 30 m sopra per una parete erbosa (30 m, IV-V, un passo di V+).

Attaccare una sottile ma evidente fessura obliqua a destra e salirla per 35 m (V e V+, A1-A2), sosta su staffe.

Ancora 30 m lungo la fessura obliqua a destra (A1-A3, V+), sosta su staffe: primo bivacco Oppio.

Obliquare leggermente a sinistra e salire 30 m quasi tutto in A3-A2 (due passi di VI), sosta su staffe.

Secondo bivacco Oppio.

A destra su roccia marcia (A1/V+), salire un diedro colatoio di 35 m con piccoli continui strapiombi (A1-A3, V+ e VI).

Sosta su staffe presso una macchia d'erba.

Diritti (A1), poi su macchie erbose e placche (V, IV) fino ad un terrazzino erboso, buon posto di bivacco.

A destra obliqui per 35 m, raggiungere una ottima cengia erbosa (V e V+, un passo di VI/A3).

Terzo bivacco Oppio.

Superare un risalto (30 m, A1-A2, un passo di V+), sosta discreta.

Salire una fessura di 10 m (A1-A2), traversare decisamente a sinistra per 25 m (due strapiombi di V e VI-, A1) e sostare su altra cengia alla base di un'evidente fessura-diedro.

Superarlo (38 m; A1 e V+) e fermarsi comodamente.

Raggiungere una zona di cenge erbose: su due facili lunghezze.

Quarto biv. Oppio.

Infine si sale in vetta per un colatoio di 40 m (una lunghezza a mezza: a metà un forte strapiombo, IV e V, un passaggio di V+ e A1).