CIMA OVEST di LAVAREDO 2973 m.

Parete Nord

via  R. Cassin - V. Ratti

Difficoltà:  7a    (OBBLIGATORIO  6-6+/A0)       Coefficiente di Difficoltà: 4916; in libera 5381  Coefficiente Globale: 5899; in libera 6457

(40*0,5) +(25*5)+(20*3) +(40*5) +(20*8)+(20*10) +(35*16) +(25*18) +(15*14)+(10*8) +(15*18)+(15*10) +(20*10) +(35*8) +(15*3) +(40*16) +(30*3) +(40*8) +(30*6) +(30*8) +(25*5)+(25*8) +(110*0,5) +(80*0,7) =  4916

Dislivello:  450 m circa 

Sviluppo:  560 + 190 fino alla vetta

Dislivello:  450 m

Rischio: R4

Versante:  Nord

Tempi:  Cassin e Ratti impiegarono 54 ore, di cui 27 di arrampicata effettiva

                ore 8-10 nelle ripetizioni,   salita ore 8 discesa ore 2

Materiale:  2 corde da 40 m, 25-30 moschettoni, diversi cordini, 2 staffe a testa,

                      qualche chiodo (meglio se piccolo), qualche friends.

Via molto interessante, aperta nei giorni 28-29-30 agosto 1935 con 60 chiodi, ora in parete ce ne sono un centinaio più quelli di sosta.

La roccia è parzialmente friabile nella zona gialla, la chiodatura anche se abbondante non sempre è sicura, soprattutto nel tiro del famoso traverso.

Le soste sono attrezzate e le difficoltà sono miste, libera-artificiale e si concentrano in 7-8 lunghezze di corda.

Arrampicata esposta e continua su roccia ormai solida con difficoltà in libera attorno al 7a.

MIE IMPRESSIONI

Percorsa nel Settembre 1985 con R. Bernard.

Via mozzafiato e da incubi notturni che mi sono durati alcuni giorni originati dallo stress del gran traverso.

Sul traverso non è possibile sbagliare , pena un gran pendolo che con molte probabilità strappa numerosi chiodi malsicuri infissi.

I chiodi sono o sembrano malsicuri e traballanti in quanto la fessura in cui sono infissi è cieca e corta , i chiodi si stortano prima che si infiggano come si dovrebbe.

Ce ne sono una enormità perché tutti quelli che passano cercano di mettere un chiodo sicuro (impresa impossibile).

Il pendolo derivante dal volo può portare a penzolare nel vuoto sul bordo del grande tetto che caratterizza la Cima Ovest.

Il secondo deve essere abile quanto o di più del capocordata nel fare il traverso (lungo 90 m. = 3 tiri) in quanto non può avere aiuto dalla corda tirata.

Finita la traversata si va ad imboccare un diedro strapiombante difficile e muscolare.

La via è altamente raccomandabile per gli amanti dell’avventura.

Nel complesso è un vione di cui sono veramente orgoglioso e che solo a pensarci ancor oggi mi dà un tonfo al cuore, ricordo che nella notte seguente mi sono venuti gli incubi e sognavo un volo infinito che terminava con un tremendo strattone che mi lasciava senza fiato.

Mi sono poi svegliato tutto sudato e fortemente impressionato e c’è voluto un pò per capire che quello che è accaduto non era realtà.

Bravo Renato e consentitemi a me stesso. 

ACCESSO

Dal rifugio Auronzo seguire il sentiero 105 e superato il Col di Mezzo continuare in quota fino in vista della parete nord.

Arrivati alla forcella Lavaredo, costeggiare la base delle pareti Nord delle Tre Cime.

Il punto di attacco è sul filo dello spigolo destro (nord-ovest) della Cima Ovest che si raggiunge per ghiaie e tracce di sentiero e a destra seguendo delle rampe con detriti.

(1 ora dal Rifugio).

SALITA

Attacco a destra del gran rientramento giallo che occupa tutta la base della parete.

1-2)  Iniziare scalando rocce rotte e inclinate che a mano a mano diventano più ripide.

        80 m di II e III+ con 2 ch. di fermata alla fine.

3)  Salire diritti per una parete gialla e verticale (2 ch.) e traversare a sinistra su una  cengia. 30 m di IV e V.

4)  Girare lo spigolo a sinistra e salire fino ad un terrazzino. 15 m di IV.

5)  Vincere una parete strapiombante, a cui segue una fessura che porta a  una terrazza ingombra di grossi blocchi sul filo dello spigolo. 36 m di V+ e IV+.

6)   Qui inizia il traverso, andando in verticale si va sulla via "Scoiattoli".

Seguire una cengia a sinistra fino a dove quasi si esaurisce, poi salire diritti (roccia friabile) e in obliquo a sinistra fino ad una cengia con 2 ch. di sosta.

35 m con inizio di V e A2 con un passo di A3 poi A1, chiodatura non molto sicura.

7)  Traversare a sinistra seguendo una cengia esposta, dove finisce ,calarsi per 6 m e spostarsi  ancora leggermente a sinistra.

Sostare su staffe con 2 ch. di fermata, 22 m di A1 con un passo di V.

8)  Proseguire prima in obliquo a sinistra e poi in orizzontale, fino ad un comodo punto di sosta con 2 ch. 30 m di IV e V; proseguendo ancora la traversata, si può sostare nel buon posto da bivacco effettuato da Kasparek.

9)  Tiro più difficile.

Salire diritti alcuni metri, poi traversare a sinistra e di nuovo diritti arrivare ad una sosta su staffe con 2 ch.

 30 m con inizio di A1, poi V e V+.

10)  Dopo 10 m raggiungere il posto del secondo bivacco Cassin.

11)  Salire diritti superando uno strapiombo nero faticoso, da cui uscire a sinistra.

       25 m di A1, A2 e V, sosta con 2 ch.

12)  Traversare per 15 m a sinistra , salire obliquando a destra per placche, arrivando su una grande cengia posta sotto una fascia di tetti.

      25 m di IV e IV+; la sosta offre un ottimo posto per un bivacco.

Il traverso è finito.

13)  A sinistra superare la fascia di tetti, raggiungendo la zona dove la parete si inclina.

      20 m di A1 e IV+, sosta con 1 ch.

14) 15) 16) 17) 18)  

Salire per circa 160 m , prima stando sulla sinistra del canale, poi quasi all'interno di questo, arrivando alla grande cengia circolare a circa 100 metri dalla cima.

Difficoltà quasi costanti dì IV e IV+ con un passo di A1.

Ora si presentano due possibilità:

a) salire in vetta, superando il salto finale (facile ma friabile)

b) iniziare subito la discesa, seguendo la cengia verso sud (ometti).

VARIANTE:   F. Kasparek e R. Reinagl, 13 VIII 1937

Sopra il grande strapiombo salire per una cornice sormontata da strapiombi verso sinistra (è il tratto più difficile) fino ad un posto di sosta (cengia larga 1 m.).

Superati 5 m. strapiombanti e alcuni metri migliori arrivare ad una nicchia a sinistra e, per una lista di 30 cm., sempre verso sinistra, ad una placca bagnata.

Salire per un pilastro ad una cengia;  traversare a sinistra sotto una cascata verso rocce un marce e, superando alcuni strapiombi, raggiungere la cengia della Via Cassin.

Questa variante è preferibile in presenza di ghiaccio o in caso di caduta di sassi.

(6°+)

N.B.  L'itinerario oggi più frequentemente seguito sale inizialmente per la prima parte della Via dello Spigolo degli Scoiattoli fino al terrazzino.

Da qui traversare a sinistra per l'itinerario originario Cassin, in orizzontale per 15 m. e poi in diagonale per altri 40 m., a raggiungere la grande traversata.

Dopo questa salire in verticale per 5-6 m. e poi, obliquando verso sinistra, fino ad una cengia (6°-) che porta verso il colatoio (inizio della Variante Kasparek).

Qui salire per circa 30 m. in verticale e poi, appena possibile, obliquare attraversando il colatoio fino a raggiungere una nicchia a sinistra di questo (buon posto per bivacco).

Riprendere quindi l'itinerario originario, salvo portarsi, in caso di caduta di sassi, nel diedro a sinistra del colatoio.

DISCESA

Raggiunta la cengia circolare la si percorre verso destra portandosi sul versante sud per tracce di sentiero (ometti).

Scendere un camino per circa 20 m fino ad una forcella che guarda la Cima Grande.

Abbassarsi verso sinistra in un canale mantenendosi prima a sinistra e poi a destra evitando un gruppo di massi che lo ostruiscono.

Continuare nel canale fino al ghiaione tra la Grande e la Ovest.

Le difficoltà che si incontrano sono al massimo di III.

(3°; 1 ora dalla forcella della Cima Ovest).