RELAZIONE   Via  MELZI-Zecchini

PALE SAN MARTINO    CIMON della PALA

CIMON della PALA - Spigolo nord-ovest -  Via MELZI-Zecchini

Primi salitori:  G. MELZI e G. ZECCHINI, 11 agosto 1893

Difficoltà:  III,IV-, passi di IV+, V                 Coefficiente di Difficoltà: 1115     Coefficiente Globale:  1226

(30*0,2) +(30*0,5) +(80*0,7) +(80*3) +(40*0,2) +(80*3) +(40*5) +(20*3) +(20*8) +(20*0,5) +(40*3) =  1115   480m.

Dislivello:  480 m.

Sviluppo:  600m.

Rischio: R2

Tempi:  ore 4, ore 6.30-7.30 fino al rifugio Rosetta. 

MIE IMPRESSIONI

Il panorama dal passo Rolle verso la cima Vezzana e il Cimon della Pala è stupendo , da quadretto.

Purtroppo è ingannevole, perché le vie di queste 2 montagne sono estremamente friabili e pericolose.

La via Melzi (spigolo del Cimone) che ho percorso con Antonio Casiraghi nel Settembre 1972 ne è un classico esempio.

Via brutta , pericolosa e sconsigliabile.

La relazione del Libro Pale S. Martino di Bepi Pellegrinon indica di salire per cresta fino in vetta per trovare la via di discesa.

Purtroppo dimentica di dire che la cresta è lunga 2 Km. e piena di cime e cimette , che noi ci siamo messi a salire e scendere senza trovare il punto di discesa.

Avrebbe dovuto dire di non salire le cime , ma di traversare su cenge sul versante Ghiacciaio del Travignolo fino a raggiungere la cima principale.

Questo inconveniente ci ha costretto ad un bivacco non previsto, per fortuna con bel tempo e caldo.

Le nostre mogli che erano accampate in Val Venegia , noi dall’alto vedevamo il campeggio e alla sera noi abbiamo fatto segnalazioni con la pila.

Sembrava che le avessero anche viste perché vedevamo nel campeggio delle luci intermittenti che sembrava rispondessero alle nostre.

Non era così , ma erano delle luci che sembravano intermittenti per lo spostamento che i campeggiatori facevano tra tenda e tenda.

Noi tranquilli, abbiamo anche dormito bene, al mattino ricominciamo la discesa , ma non più seguendo la cresta, ma delle cenge che mal che andava ci avrebbero portato verso l’alto del Ghiacciaio del Travignolo che con qualche doppia avremmo potuto raggiungere e poi per esso ritornare al Rolle.

Finito di traversare ci è apparsa la cima e il canale di discesa che porta al Bivacco Fiamme Gialle .

Da lì siamo scesi con la ferrata Higusi (ferrata bella ,ma difficile) al Col Verde dove sapevano che c’era la seggiovia che ci riportava a S. Martino (erano le 2 del pomeriggio).

Le nostre mogli preoccupate del nostro mancato ritorno al mattino si sono recate al passo Rolle, dove c’è un Corpo della Guardia di Finanza specializzato in Roccia e Soccorso , per dare l’allarme.

Dopo mezzogiorno si sono intelligentemente mosse 2 squadre in 2 direzioni, una a ripercorrere la nostra via di salita e l’altra verso la presumibile nostra via di discesa.

Fortuna vuole che mentre scendevamo sulla seggiovia stessa incrociamo la guardia di finanza che mi dice " lei è Ramella" , io rispondo di sì e mi dicono di aspettarli alla stazione della seggiovia.

Chiarito l’arcano e sospesa la spedizione dell’altra squadra tutto è finito con una bella bevuta al Bar.

Rincontrate le mogli ,che avevano gli occhi piangenti, gli abbiamo detto di non chiamare mai più i soccorsi per evitare figure inutili.

In effetti dopo pochi giorni bivacchiamo di nuovo in Lavaredo e loro non chiamano i soccorsi, ma da allora non sono più venute con noi quando andavamo ad arrampicare .

Ascensione classica e frequentata su roccia spesso friabile e in certi punti è assai esposta.

ACCESSO

Da Malga Fosse m. 1936 (sulla statale Rolle - S. Martino di Castrozza) per il sentiero «dei Finanzieri», salire in direzione dell'attacco della parete SO del Cimón, fino all'inizio della piú bassa delle due grandi banche inclinate a sinistra, ben visibili anche da S. Martino.

La si percorre facilmente fino al suo termine sullo spigolo (la banca è raggiungibile anche dal Col Verde (seggiovia) prima col sentiero 706, poi traversando sul 712 alla Pala Monda m. 2194 e attraversando sotto la parete SO del Cimón e a sinistra fino al bancone (ore 2-2,30).

Variante bassa (A. Paluselli, 8 luglio 1927)

Comoda per chi parte dalla Bàita Segantini / Passo Rolle.

Dalla Baita Segantini si può arrivare direttamente alla sommità del bancone ove ha inizio la arrampicata vera e propria.

In tal caso, lungo dei sentieri attraversare le gobbe erbose della Cima Rotte, versante Venègia, fin dove il verde termina contro le rocce sfasciate del basamento del Cimòn.

Arrivati alla base dello zoccolo per il ghiaione più alto, attraversare a destra sotto la parete per un cengione, fino ad un canale che sale verso sinistra e che si percorre totalmente fin sotto una parete verticale.

Salire per parete 20 m. fino ad una nicchia da superare a destra (8 m., IV +, chiodo, punto più difficile); quindi per un incavo poco profondo raggiungere la cresta da seguire fino al bancone a q. 2700 (ore 2; III con un passaggio di IV+).

Qui ha inizio la salita vera e propria.

DIRETTIVA  SALITA

Salire per un largo canale roccioso che termina con una parete verticale che porta ad una cresta.

Percorrere un breve tratto di cresta quasi orizzontale, poi tenersi un pò sul versante NE (Ghiacciaio del Travignòlo) aggirando un torrione arrivando ad un marcato intaglio.

Passare ora sull'altro versante (SO) scendendo e traversando per una cengia fino ad un canale.

Salire in obliquo verso sinistra all' intaglio dal quale lo spigolo si alza uniforme e affilato, ma non verticale.

Salire per lo spigolo alcune lunghezze, fin poco sotto il «Becco del Cimón» (la parete gialla terminale che sovrasta lo spigolo).

Obliquare allora a sinistra fino ad un canale che si sorpassa arrivando ad una cengia.

Proseguire per un canale-fessura obliquo a sinistra per alcuni tiri di corda fino a delle rocce più facili.

Quindi brevemente a sinistra in discesa, fino a facili rocce e poi seguire una fessura che porta ad un intaglio sulla cresta.

Qui ci sono due possibilità:

A)  Superare direttamente il salto di 15 metri (IV) e proseguire per la cresta quasi orizzontale e spesso interrotta, fino alla cima.

B)  Evitare la difficile parete terminale girando a sinistra sul versante N per rocce e gradoni, fino ad un intaglio della cresta, per la quale, in breve, in vetta.

Variante alta (P. Zaccaria e Graziella Simich, 28 giugno 1953)

Consigliabile quando le condizioni del versante N non sono ancora estive.

Arrivati sotto il giallo strapiombo del Becco seguire la via originaria per circa 20 m fino ad una rientranza sotto una stretta fessura; superare uno strapiombo giallo e friabile (IV+) a destra e proseguire per la parete soprastante.

Proseguire per la cresta fino all'intaglio dove esce la via Andrich.

Anziché girare a N, superare uno spigolo verticale per circa 12 m, finché si può obliquare a sinistra.

Per una stretta cornice giungere sotto la parete verticale alla fine della via originale.

SALITA

Girare a destra per 30 m. (I,II) e raggiungere una nicchia.

Di qui a destra a un evidente ometto (20 m.) e scendere 10 m. (Il) in una conca rocciosa.

Traversare 15 m. e salire per pareti e camini per 3-4 lunghezze fino ad una larga terrazza ghiaiosa, sotto un torrione giallo.

Aggirarlo a sinistra (Nord) e toccare una forcella da cui si vede il Ghiacciaio del Travignolo.

Scendere a destra (Sud/Ovest) per cengia qualche metro e traversare per una lunghezza fino ad un canale.

Salire in obliquo a sinistra 40 m. (II-) e guadagnare la cresta ad un intaglio, dal quale si alza lo spigolo.

Una prima lunghezza porta alla nicchia detta "Bus dei Preti" , poi uscire a destra sullo spigolo da seguire fin sotto il giallo becco terminale.

Piegare a sinistra e toccare un canale ghiacciato (da traversare), salire al suo lato sinistro ad un largo terrazzo.

Rimontare la fessura a sinistra per 2-3 lunghezze fino a quando diventa più facile.

Allora 20 m. in direzione di un largo camino, seguirlo per pochi metri fino ad un terrazzo.

Traversare in leggera discesa su una specie di sentiero (una lunghezza) e, trovato uno stretto camino salirlo fino al termine (forcella).

Di qui si alza una parete di 15 m. punto più difficile della via:

a)  la si supera direttamente (chiodi, IV-, ottimi appigli), dopodiché in vetta.

b)  evitarla, girando a sinistra sul versante Nord, su cenge e pareti e raggiungere la vetta.

Traversare la delicata spaccatura franosa e scendere per la via normale.

DISCESA

Si effettua per la via comune.

La sua individuazione non è facile anche se il percorso ha delle evidenti tracce per frequente passaggio e per gli appigli levigati dall'uso.

Dalla croce della vetta per cresta molto lunga raggiungere un canale che scende verso N.

Scenderlo fino ad una forcella.

Poi verso destra scendere per uno spigolo fino ad un canale; calarsi un pò e poi verso sinistra scendere per uno stretto camino.

Quindi ancora a sinistra fino alla corda metallica che porta ad un intaglio.

Scendere per un canale 30 metri, poi traversare a sinistra fino a passare nel «bus del gat», un cunicolo di alcuni metri.

Quindi attraversare ancora qualche metro e abbassarsi per un canale.

Girare uno spigolo e salire per un canalino ad un breve intaglio.

Quindi scendere per ghiaie e un breve salto fino ad un sentiero che attraversando verso sinistra porta al Bivacco Fiamme Gialle (45 minuti).

Salita per la Via normale cresta Sud / Est

Ascensione piuttosto frequentata, specie in connessione con la Via Ferrata "Bolver-Lugli" (ex via "Higusi" dei fratelli Langes).

Primi salitori:  Darmstàdter-Bernard-Stabeler, 1889

Difficoltà:  II con un pass. di III

Dislivello:  180 m. dal Bivacco Fiamme Gialle

Tempi:  ore 3 (via ferrata) + 1 ora per la via, complessivamente, dal Col Verde alla Rosetta, ore 6.

La via si può raggiungere anche in ore 1.30 direttamente dal Rif. Rosetta lungo il sentiero 716 (via Passi Bettèga e del Travignolo), ma solitamente questa è la via del ritorno.

Per chi parte dal Col Verde seguire il sentiero 706: la via ferrata inizia a q. 2500 c. e con corde fisse porta ad una forcella poco sotto il Bivacco, a q. 3005.

Da qui per sentiero costeggiare uno spuntone, e procedere verso sinistra per 70 m.

Arrampicare in un camino facile (Madonnina nei pressi), attraversare una forcella e scendere 10 m; a destra 10 m. (II) al caratteristico foro detto "Bus del Gat": fare attenzione a questo importante riferimento, per la discesa!

Oltrepassarlo, risalire facilmente un canalone talvolta ghiacciato fino ad un intaglio, dove si trova una corda fissa di 30 m. che permette di vincere un salto verticale (lI+).

Poi a sinistra 10 m. e salire in un caminetto (III-): dove termina con una finestra, alzarsi a sinistra su uno spigolo detto "il Mulèt" fino ad un'altra forcella.

A sinistra per lo spigolo quindi, con breve traversata, arrivare alla spaccatura franosa da risalire con prudenza fino alla vetta.