VALLE dell’ ORCO - CANAVESE    CAPORAL

 Via "Itaca nel Sole"

Bellissima arrampicata prevalentemente artificiale, in ambiente granitico di insolita grandiosità.

A destra del grande diedro centrale dove si svolge la «Via dei Tempi Moderni», due enormi placche verticali caratterizzano il fianco destro del diedro: la prima chiara ed inclinata, dove si nota in rilievo una gigantesca lastra staccata piriforme.

La seconda, soprannominata «Lo Specchio», gialla e strapiombante, solcata unicamente da un'esile fessura.

Utile un assortimento di chiodi completo.

Molto utili gli angles di ogni dimensione, soprattutto piccoli e medi.

Per una ripetizione prevedere una giornata intera.

Superare la prima lunghezza di corda della via dei Tempi Moderni (IV e V), attraversare a destra (V-) e raggiungere un punto di fermata sul bordo della lama staccata.

Primi salitori:   Guido Morello e Gian Piero Motti, inizio giugno 1975

Difficoltà:  TD+

Dislivello:  200 m.

SALITA

Sosta 1.

Superare alla Dulfer tutta la lama staccata (IV e passo di IV +), al termine chiodare un blocco non molto saldo (eventualmente per non chiodare usare un gancetto) e raggiungere una fessura in piena placca.

Seguirla con spostamenti (A1 e poi V oppure in libera VI-, V+) fino ad un gradino a destra.

Sosta 2  su staffe.

Riprendere a sinistra, superare una fessura (IV e V) e poi salire in pieno muro lungo una fessura con ciuffi erbosi (A1).

Proseguire ancora (A1) e poi seguire una fila di chiodi a pressione (A1).

Dall'ultimo uscire con una traversata a sinistra piuttosto delicata (V) e raggiungere il grande terrazzo a metà via.

Sosta 3.

Portarsi a destra ed attaccare l'unica fessura che solca il muro.

Superare tutto il muro con artificiale delicato (40 metri, A1 e A2).

A metà sosta su staffe possibile su un chiodo ad espansione assolutamente sicuro.

Uscire in libera (V) e raggiungere una bella cengia sotto il secondo muro giallo.

Sosta 4.

Superare il muro chiodando una fessura obliqua (all'inizio IV, poi A1 sostenuto), uscire a destra su una placca inclinata (IV+) e sostare su staffe alla base di un diedro.

Superare direttamente il diedro (A1 e IV) ed uscire sul piano inclinato sommitale.

Dieci metri a sinistra si trova il primo ancoraggio delle corde doppie .

 Via "dei Tempi Moderni"

Splendida arrampicata di puro stile granitico che sfrutta il punto più debole della parete, il grande diedro centrale.

Roccia eccellente e sicura, ambiente grandioso.

La via conta un certo numero di ripetizioni, la prima delle quali è stata effettuata da Aldo Bonino e Alberto Re nella primavera 1973.

Necessari una decina di chiodi, in genere piuttosto grandi (angolari delle prime due dimensioni e chiodi normali Cassin) e qualche blocchetto.

La via è chiodata in gran parte.

Primi salitori:   Vareno Boreatti, Flavio Leone, Ugo Manera, Guido Morello e Gian Piero Motti, autunno 1972

Difficoltà:  TD sostenuto

Dislivello:  200 m.

SALITA

Raggiunta la base della parete, dopo lo Scudo bordeggiare le rocce salendo per il ripido canalone (acqua).

Si incontra un primo camino grigio e verticale (Via dei Camini).

Salire ancora un pò incontrando a sinistra di questo un secondo camino quasi sempre bagnato e chiuso da un tetto con ciuffi d'erba.

Attaccare sulle placche a sinistra del fondo del camino, attraversare poi a destra (chiodo), salire per due metri il fondo bagnato e raggiungere una placca inclinata (IV e IV+).

Scendere a destra un paio di metri (chiodo) e portarsi sulla faccia destra del camino.

Superare un breve strapiombo e giungere sotto il tetto, quindi attraversare a destra e raddrizzarsi sul filo dello spigolo a destra del camino (chiodi, complessivamente V).

Salire ancora due o tre metri per la larga fessura (V) e sostare su stalle.

Sosta 1.

Salire ancora per la fessura fino all'altezza di un gradino orizzontale sulla sinistra, raddrizzarsi su di esso, girare il filo dello spigolo a sinistra ed entrare nel fondo del gran diedro centrale (IV+).

Salire direttamente per tre metri (chiodo, V), attraversare la placca a sinistra (IV+) e portarsi su un terrazzo detritico al fondo del camino.

Sosta 2.

Superare un diedro verticale sulla faccia sinistra del camino (V e Al) o superare per incastro la profonda fessura a destra (molto faticoso V) fino a raggiungere l'inizio di una fessura formata da un blocco incastrato nel camino.

Superarla (faticoso, V-) fino a raddrizzarsi su di un blocco posto sotto un grande tetto.

Con una spaccata portarsi sulla faccia destra del camino (IV) poi girare il tetto a destra, uscendo sul filo (con chiodi, staffe non necessarie, V + molto atletico; altrimenti A1).

Superare uno strapiombo d'erba non difficile e raggiungere un ottimo punto di fermata.

Sosta 3.

Alzarsi nel camino stretto e verticale per più di 20 metri (III, IV e IV+).

Quindi all'altezza di alcuni ciuffi erbosi portarsi sulla placca a destra e salirla fino ad una vasto terrazzo posto proprio sotto l'enorme muro giallo e verticale.

Sosta 4.

Abbandonare il fondo del diedro.

Salire sulla faccia sinistra e vincere un muretto verticale (A1), quindi attraversare a destra per una cengia fino al fondo del diedro.

Salire per pochi metri e riattraversare a sinistra, superare una corta fessura e proseguire ancora a sinistra per una cengia monolitica per 5-6 metri (delicato).

Superare un breve muro verticale e fessurato, girare a sinistra per due metri uno spigolo e superare un altro corto diedro, raggiungendo infine una terrazza inclinata tra enormi placconi grigi (III, IV e due tratti di V).

Sosta 5.

Superare un corto diedro (V), quindi salire per una placca inclinata (IV+) chiusa al termine da un piccolo strapiombo  delicato (V), sopra il quale prendere a sinistra una fessura verticale che solca un liscio muro.

Seguirla (V e A1), al suo termine attraversare tre metri a sinistra (delicato V+).

Salire l'unica fessura diagonale che solca la placca superiore (2 chiodi, V-)

Fino a due chiodi a pressione, sui quali si effettua la Sosta 6.

Attraversare a destra (A1) e raggiungere un diedro strapiombante, superato il quale (A1) riprendere la fessura diagonale a metà della quale (A1) si sosta su staffe.

Proseguire ancora per la fessura (A1 e V) fino ad uscire per placca sul terrazzo erboso, al termine del quale una scaglia di roccia permette una buona assicurazione. Sosta 7.

Fine delle difficoltà.

Orario variabile in funzione della chiodatura, da 5 a 7 ore. (Relazione G. F. Motti e G. C. Grassi).

Variante d'attacco alla Via dei Tempi Moderni: I. Meneghin, solo, primavera 1975.

Più diretta e logica della via originale, permette di ricongiungersi alla Sosta 2 di quest'ultima con un unico tiro di 40m.

Si segue per circa 7 m il «lungo cammino dei Comanches» (1 ch. A1 all'inizio, poi III), sino ad una terrazza inclinata.

La via sopracitata prosegue a sinistra in diedro lineare inclinato.

La variante supera invece un muretto a destra, che introduce in un caminetto con ciuffi erbosi superato il quale si giunge a delle placche facili che portano sul fondo del canale detritico alla Sosta 2 della via originale (A1, poi IV continuo, III; 5 ch.).

MIE IMPRESSIONI

Percorse nel Luglio 1986 con Giovanni Turconi e Massimo Garghetti.

Via bellissima in un ambiente da favola, con un avvicinamento breve.

Per chi è abituato su calcare o dolomia ci vuole qualche tiro per capire l'adesione delle scarpette sul granito.

Portare una doppia dotazione di friends medi e grandi per proteggersi nella parte bassa che ha pochi chiodi.

Nel corso della via abbiamo incontrato Nando Nusdeo accademico, con il quale siamo poi scesi.

Via "Terra di Mezzo"
La linea sale lo Scudo del Caporal a sinistra della classica "Quel Nuovo Mattino" per poi incrociarla sulla
seconda sosta, mentre per raggiungere la cima s'innesta sugli ultimi due tiri di Aerospike.
L'arrampicata, oltre all'artificiale, presenta anche "alcuni tratti in libera in puro stile Valle dell'Orco".
TERRA DI MEZZO, Caporal  testo di Valerio Folco
"Sono trascorsi tre anni da quando salimmo BAT e oggi sono di nuovo ai piedi del Caporal con mia moglie Cristina per salire
una nuova linea di artificiale.
Dopo un giro di studio della parete scopriamo tre nuove vie da poter salire e tra queste decidiamo per quella 
che è poi diventata Terra di Mezzo.
Per chi conosce bene la vasta e profonda sub-creazione di John Ronald Reuel Tolkien (quello che ha scritto il Signore degli Anelli),
sa che la Terra di Mezzo è il perno attorno al quale ruota tutta la mitologia e le avventure Fantasy scritte dal professore di Oxford.
L'arrampicata artificiale gioca per me un ruolo simile; attorno ad essa ruota oramai da anni il mio interesse per il mondo verticale. 
Mai come in questa occasione mi sono trovato nella situazione di non sapere; rimanevo a lungo fermo sulle staffe
a guardare la roccia attorno a me e a studiare quale potesse essere quell'unica possibilità per andare avanti
e così, metro dopo metro, si sono "creati" i passaggi che ho poi legato assieme come si fa con i capitoli di un buon libro.
Abbiamo scelto questo nome per il senso estetico e la purezza che ci ha tramandato Tolkien con i suoi libri
e perché ci sentiamo probabilmente più vicini al suo mondo che al nostro. 
Terra di Mezzo sale sullo scudo del Caporal a sinistra di "Quel Nuovo Mattino" per poi incrociarla di nuovo
alla seconda sosta.
 
Quest'anno il brutto tempo non da tregua.
Siamo riusciti a fare tre tiri e poi siamo scappati per l'arrivo della depressione "Boris" che ci ha 
tenuti a casa per una settimana; un fronte freddo con nevicate fino a 1500 metri (alla faccia dell'effetto serra!).
L'arrampicata non è banale. Il primo tiro era già stato salito dal Nuovo Mattino.
Dopo aver piazzato il friend numero 6 alla base della fessura, devi correre verso il bordo in alto 
senza esitazioni e senza guardare giù... 
Sul secondo tiro si sale una scaglia che va trattata con dolcezza seguita da una sezione su 10 pecker consecutivi.
Il terzo tiro parte con una sezione in libera molto bella per finire su un muretto verticale 
dove gli heads vanno messi bene altrimenti si rischia di sbattere sulla cengia sottostante.
L'ultimo tiro è faticoso, tecnico e impegnativo. 
Alcuni passaggi su hooks sono "blind" (senti il piazzamento con le dita ma non vedi come lavora il gancio...)
e alcune "bad falls" sono in agguato lungo il tiro. 
Per raggiungere la sommità del Caporal bisogna salire gli ultimi due tiri di Aerospike (A2). 
Soste a spit da 10 e calate lungo la via.
Nel complesso Terra di Mezzo è una bella linea, divertente e naturale, mai veramente pericolosa, 
e con alcuni tratti in libera in puro stile valle dell'Orco.
TdM è forse la via più abbordabile tra le mie altre 4 linee di artificiale aperte su queste pareti.
E' stata aperta da Cristina Gaggini e Valerio Folco nei primi giorni di ottobre 2005, in 4 giorni di 
arrampicata e altrettante cene con buon vino, nelle osterie della valle.
                                di Valerio Folco (http://www.valeriofolco.com/