SASS  MAOR

46/A     Per il versante nord-ovest  "via dei primi salitori"

46/B     Da sud a nord    "via normale"

46/C     Per la parete nord  (Tavernaro-Normann-Neruda)

46/D     Per la parete est  (Solleder-Kummer)

46/F     Variante diretta centrale

46/G     Variante diretta sulla prima metà della parete

46/H     Per lo spigolo sud-est  (Castiglioni-Detassis)

46/I      Raccordo fra le vie Solleder e Castiglioni

46/L     Per la parete sud-est - Via Biasin

46/M    Per la parete sud-ovest  (Bernard-Pandolfo)

46/N    Per lo spigolo sud  (Laritti-Pagani)

46/0     Discesa

46/A              Per il versante nord-ovest  "via dei primi salitori"

Via di valore storico, ora completamente abbandonata per i detriti e il pericolo di sassi nel canalone che sale dalla Val de la Vècia alla forcella con la Cima della Madonna.

Primi salitori:  T. Della Santa-F. Devouassoud-H.A. Beackcroft-C.C. Tucker, 4 settembre 1875

Difficoltà:  II

Tempi:  ore 1,30

Una variante superiore venne trovata da A. Dimai e L. Treptow il 23 luglio 1893.

Essi, saliti da settentrione fino alla forcella anzidetta, proseguirono fin sotto la cuspide terminale, attraversarono a destra per salti rocciosi e, lungo un breve camino giunsero in una grotta.

Da ultimo, sempre per camino e rocce facili, toccarono la vetta.

46/B         Da sud a nord    "via normale"

Scalata abbastanza divertente specie sopra la forcella con la Cima della Madonna.

Primi salitori:  M. Bettega-F. Lacedelli-G. Euringer, 18 luglio 1892

Difficoltà:  II con due brevi tratti di III

Dislivello:  350 m.

Tempi:  ore 1,30

Dal Bivacco del Velo (m. 2358) dirigersi per il sent. 742 verso lo sbocco del canale che scende tra la Cima della Madonna e il Sass Maòr.

Lasciare il sent. a destra sotto le rocce per inoltrarsi allo sbocco del canale (15 minuti).

Scalare una placca superando a sinistra il primo sbarramento di un blocco incastrato (10 m.; III).

Seguire a lungo il canalone; evitare un secondo sbarramento con un va e vieni a sinistra.

Sulla destra si incontra poi il canalone che scende tra il Sass e il Campanile Luigia e, sempre su ghiaia con tracce di passaggio e roccette si arriva alla forcella con la Madonna a sinistra.

Svoltare a destra, seguendo, poco sopra, un canalino e piccole pareti per c. 150 m. fino ad una terrazza.

Seguire la terrazza verso sinistra in alto fino a portarsi in parete nord-est.

Salire ora lungo un caminetto di c. 12 m. (III) e proseguire sulla sinistra portandosi in alto ad un camino della parete est che porta in vetta.

46/C     Per la parete nord

Scalata su roccia in parte friabile.

Primi salitori:  A. Tavernaro-Normann-Neruda, 28 agosto 1893

Difficoltà:  II con tratti di III

Dislivello:  300 m.

Tempi:  ore 2,15

Dalla Forcella del Portòn (vedi sent. 739) scendere ad ovest per innestarsi al sent. della Ferrata del Velo da seguire per poi puntare ai due camini alla base della parete (30 minuti).

Attaccare per il piccolo camino di sinistra: a una biforcazione prendere il ramo di sinistra fino all'intaglio di uno spuntone.

Prendere poi un camino a destra e, attraverso una cengia a sinistra, entrare in un canalone roccioso.

Lungo esso e lo spigolo a sinistra arrivare fin quasi ad una piccola forcella.

Appena sotto la forcella, seguire sulla destra un camino di roccia friabile (III).

Dopo c. 18 m. passare a destra in un altro camino che si scala fino al termine.

Obliquando sulla sinistra raggiungere un ampia cengia che fascia l'ultima cuspide.

Seguire, verso sinistra, tutto il cengione che porta verso la parete Est.

Seguire un caminetto verticale di c. 12 m. (III), una traversata a sinistra di alcuni m. verso un camino che, c. 60 m. sopra, permette di raggiungere la vetta.

46/D         Per la parete est

Grandiosa classica scalata che conta oltre duecento ripetizioni e può considerarsi pertanto una delle salite classiche di una certa difficoltà delle Dolomiti.

Primi salitori:  E. Solleder-F. Kummer, 2 settembre 1926

Difficoltà:  dal IV al V+

Dislivello:  600 m.

Tempi:  ore 5-8

La direttrice della via è data dal grande diedro finale che solca la parte superiore della parete.

La via ha inizio alla sella che unisce il grande sperone roccioso che delimita a sud-est la parete.

Dal Boal dei Pissoti sul sent. 742 "del Cacciatore" lasciare a sinistra il sentiero e salire a destra su ripide placche miste ad erba ed, attraverso canalini, fino ad una spalla dello sperone.

Superando un ripido tratto, sempre di rocce con erba, arrivare all'insellatura tra lo sperone stesso e il Sass Maòr (ore 2,30 dalla Portela, all'inizio del sent. 742).

Attaccare salendo una serie di canalini e camini per circa 170 m. che porta verso la verticale del gran diedro. (III).

Continuare obliquando a destra 40 m. ad una cengia gialla.

Salire, ancora, in obliquo a destra passando anche per un breve caminetto-diedro (IV+).

Raggiungere una stretta cengia gialla che permette d'attraversare ancora sulla destra fino ad un blocco appoggiato alla parete.

Salire 2 m. in alto a destra e continuare ad attraversare c. 35 m. (V) fino ad un piccolo spuntone.

Ancora qualche m. a destra e scalare un rientramento della parete lungo una fessura (25 m.) fino ad un gradino sottostante un piccolo tetto.

Superare il tetto un pò a destra (V+) tramite dei buoni appigli sul suo bordo.

Segue un tratto più facile di 30 m. (Non proseguire oltre) ma attraversare a sinistra in orizzontale verso il gran diedro, c. 40 m. fino ad una nicchia gialla (friabile).

Oltrepassate, sempre verso sinistra, alcune rocce friabili, affacciarsi nel gran diedro giallo: dopo una piccola nicchia seguire una lista orizzontale sotto strapiombi. (V+).

Dove la lista finisce salire su una cengia superando un piccolo strapiombo. (V+).

Continuare con passaggi delicati (IV) per la cengia che poi si allarga.

Entrare così nel fondo del gran diedro; scalare ora una placca scarsa di appigli (IV+) e una successiva (IV+) fino a raggiungere un comodo terrazzino all'inizio di un camino.

Con minori difficoltà salire 2 camini successivi fino ad un terrazzo; poi un altro camino chiuso da cui si esce attraverso un foro su un successivo terrazzo.

Superato un salto piegare a sinistra per un canale obliquo che porta a facili rocce che, c. 50 m. sopra, permettono di raggiungere la vetta.

46/F         Variante diretta centrale

La variante di 80 m. evita la prima traversata a destra, la fessura d'unione fra le traversate, e l'inizio della seconda.

Roccia in parte friabile.

Primi salitori:  C. Floreanini-G. Pagani, 17 agosto 1952

Difficoltà:  VI-

Tempi:  ore 1

Dalla cengia con blocco appoggiato alla parete della via originaria, salire 2 m. e spostarsi altri 2 m. in orizzontale per prendere una fessura superficiale che si alza fino a morire su uno spigolo.

Salire per parete parallela ad esso, un pò sulla destra, raggiungere così pochi m. sopra una cengia che porta sulla sinistra oltre lo spigolo (15 m.).

Seguire una gialla e friabile fessura-diedro di 15 m. sullo spigolo che porta alla base di un diedro chiuso in alto da un tetto.

Scalare per 20 m., fin sotto al tetto da superare sulla sinistra, arrivando dopo 2 m., ad un punto di sosta.

Ancora 10 m. facili portano ad una cengia poco prima della nicchia gialla della traversata sup. della via originale.

46/G      Variante diretta sulla prima metà della parete

Variante logica e bella di circa 500 m.

Primi salitori:  A. Bettega-G. Gilli-L. Gorza, 23 luglio 1955

Difficoltà:  IV grado con tratti di V

Tempi:  ore 4-5 (8-9 fino in vetta)

La direttiva della variante è data dallo spigolo destro della lastronata fino ad innestarsi, sotto gli strapiombi gialli, alla via originale prima della traversata inferiore.

Sul sent. 742 "del Cacciatore", poco prima che questo attacca lo sperone roccioso, salire in obliquo a destra il vallone tra il Picco Val Pradidali e la parete e portarsi all'attacco sotto lo spigolo destro della placconata.

(40 minuti dalla Portela sul sent. 709)

Superato un salto iniziale, salire per un colatoio circa 40 m.

Attraversare a sinistra e salire in verticale su parete scarsa d'appigli, fino allo spigolo della placconata.

Attraversare poi alcuni terrazzini ghiaiosi e seguire lo spigolo, in tutto 120 m., fino ad un diedro di 10 m. che porta ad una spalla.

Dirigersi, attraverso una parete, verso la fessura-camino formata da una scheggia gialla.

Superarla arrivando ad una spalla ghiaiosa.

Continuare 40 m. fino ad una cengia a sinistra di un pilastro staccato.

Scalare un diedro-fessura e, dopo una breve traversata a destra, arrampicare in direzione del gran diedro fino ad una grotta gialla.

Alcuni m. sopra ricongiungersi alla via Solleder nel punto dove essa passa per la cengia gialla.

46/H         Per lo spigolo sud-est

Scalata ardita e grandiosa di difficoltà analoghe a quella della via Solleder, ma un pò più sostenute.

Primi salitori:  E. Castiglioni-B. Detassis, 26 luglio 1934

Difficoltà:  dal IV al V+

Dislivello:  700 m.

Tempi:  ore 6-7

Dal Boàl dei Pissòti sul sent. 742 "del Cacciatore" salire il canalone che scende tra il Sass Maòr e la Cima della Stanga, finché è sbarrato da una torretta gialla, dietro la quale s'interna un canale con neve e blocchi incastrati.

Senza entrare nel canale salire a destra fin sotto una parete nera che guarda lo sbocco del canale.

(ore 2 dalla Portela all'inizio del sent. 742)

Attaccare per la fessura che sale nella parete nera e superare uno strapiombo (V) e una strozzatura (V+).

Dopo altri 30 m. raggiungere delle rocce più facili a un terrazzo detritico sotto lo spigolo con una enorme placca molto levigata.

Dal limite sinistro della terrazza spostarsi un pò a sinistra per salire una fessura strapiombante (V+) fino a raggiungere una nicchia sullo spigolo.

Continuare sul filo dello spigolo; passare una nicchia rossa, uno strapiombo, un'altra nicchia 2 m. a sinistra, un nuovo strapiombo per raggiungere una lista obliqua larga pochi cm. da salire fino alla fine.

Attraversare poi a destra 4 m. a un punto di sosta (25 m. dalla nicchia sul filo dello spigolo).

Proseguire in verticale per parete di 30 m. e per un caminetto, seguito da rocce meno ripide e da un lungo canale, che giunge all'intaglio dietro al primo risalto dello spigolo (IV e III+; circa 80 m.).

La scalata prosegue lungo una parete grigia in obliquo leggero a sinistra e, per un camino a sinistra dello spigolo (IV) fino ad una nicchia, dalla quale uscire a sinistra (V).

Alzarsi lungo una strozzatura (V-) e continuare per un camino e una serie di fessure fino all'intaglio del secondo risalto dello spigolo (IV+).

Scalare un diedro giallo (V+), poi per la parete incavata fin sotto uno strapiombo.

Obliquare a destra (V+) fino ad una nicchia dalla quale attraversare a sinistra in una specie di vano all'inizio del camino terminale.

Salire in verticale (V+) raggiungendo delle rocce più facili.

Deviare a destra e dopo c. 150 m. di III e II grado raggiungere la vetta.

46/I        Raccordo fra le vie Solleder e Castiglioni

Primi salitori:  S. Scalet-Franzina, 24 luglio 1961

Difficoltà:  IV e IV+, 10 m. di A1

Lunghezza:  500 m. di sviluppo autonomo

Tempi:  ore 4-5

Dopo c. 70 m. della via Solleder, all'uscita della prima strozzatura, attraversare a sinistra per la parete e quindi salire in verticale per c. 40 m.

Continuare 7 m. lungo un diedro inclinato a sinistra e uscire a sinistra prendendo una fessura che porta ad una lama staccata e allo spigolo e scendere 2 m.

Salire in verticale 40 m. ad un terrazzo alla cui sinistra si prendono delle buone fessure-camino inclinate a destra che portano con c. 120 m. sotto un marcato diedro giallo che si aggira traversando a sinistra per 10 m. e salendo in verticale per altri 10.

Continuare in obliquo a sinistra lungo una fessura di 40 m. (IV+) nel fondo di un diedro molto aperto fino ad un intaglio.

Scendere qualche m. dietro e continuare facilmente per 50 m. verso la base di un gran camino.

Salire 20 m. sulla parete destra del camino, lungo una fessura, fino ad una comoda sosta

(10 m. di A1).

Ancora 50 m., prima sul fondo del camino e poi sulla parete a sinistra (IV+; roccia friabile) fino a rocce facili dove la via si raccorda con lo spigolo Castiglioni.

46/L      Per la parete sud-est - Via Biasin

Via stupenda per idea e compimento che risolve, con largo uso di mezzi artificiali, il problema della salita da sud-est del Sass Maòr.

Primi salitori:  S. Scalet-G. Biasin, 1-3 agosto 1964

Difficoltà:  IV nei primi 300 m. in comune con l'itin. n. 46/1; VI, A2 fino alla calotta sommitale

Dislivello:  600 m.

Tempi:  ore 14-18

Salire per la via Scalet-Franzina (46/1) fino ad un marcato diedro giallo (10 m. in traversata a sinistra e 10 in verticale) continuare a destra oltrepassando una lista di roccia ad una stretta cengia che finisce contro una costola in una piccola nicchia, all'inizio delle maggiori difficoltà.

Salire in verticale per 30 m. fino ad un punto di sosta su staffe.

Girare a destra (non seguire i chiodi verso sinistra) una costola di roccia in forte esposizione che porta alla base di un gran diedro bianco-giallo da seguire per 25 m. uscendo quindi a destra

Rientrare obliquamente sopra una strozzatura della fessura di fondo.

Uscire a sinistra, verso lo spigolo, per parete friabile in grande esposizione fino ad un piccolo gradino spiovente.

Continuare in obliquo a sinistra fino a prendere due fessure che con 15 m. portano ad un punto di sosta, dal quale continuare un pò a destra per placca levigata fino a raggiungere delle fessure che in 30 m. a sinistra portano sotto un rilevante tetto.

Girare a destra e attraversare in senso inverso subito sopra, guadagnando un altro diedro.

Salire diritto (40 m.) a un buon punto di sosta.

Sempre direttamente per la parete gialla e strapiombante alla base di un diedro chiuso in alto da un tetto da superare a sinistra verso la calotta sommitale.

Da qui facilmente in vetta.

46/M                Per la parete sud-ovest

Primi salitori:  A. Bernard-A. Pandolfo, 23 agosto 1972

Difficoltà:  dal IV al VI

Sviluppo:  450 m.

Tempi:  ore 4-5

Roccia molto buona.

L'itin. si svolge sulla porzione di centro-destra della parete sud-ovest che incombe sul canalone che scende dalla Forcella fra il Sass Maòr e la Cima della Madonna.

Dal Bivacco del Velo (m. 2358) lungo la normale del Sass Maòr fino alla forcella oltre la quale discende la gola che divide il Sass Maòr dal Campanile Luigia (40 minuti).

Scendere la gola con 4 corde doppie (2 da 40) e attraverso rocce facili, fino ad una cengia ghiaiosa dve c'è l'attacco.

(È probabile che si possa pervenire all'attacco anche salendo il canalone del Boàl dei Pissòti).

Arrampicare in obliquo prima verso sinistra, poi direttamente raggiungere una comoda fascia di terrazzini (c. 120 m.; III).

Dal margine sinistro della fascia salire in leggera diagonale a destra (30 m.; III e IV).

Si continua in diagonale a destra su placche di ottima roccia fino alla base di un diedro-fessura giallo e strapiombante (30 m.; IV-).

Superare il diedro che obliqua a sinistra: per uno strapiombo in traversata prima a destra e poi a sinistra (V+), poi lungo un tratto di diedro friabile (VI-) ed infine, per una placca con passaggi delicati (V; in tutto 30 m.).

Continuare lungo il diedro, che ora obliqua a destra, traversando a destra sotto uno strapiombo grigio, superare lo strapiombo (VI) e ritornare nella fessura e poi uscirne (VI; in tutto 30 m.).

Sempre nel diedro di ottima roccia, ora più facile, e lungo uno stretto camino raggiungere rocce più facili (V; in tutto 30 m.).

Salire circa 60 m. pervenendo ad un intaglio.

Con altri 150 m. lungo la calotta sommitale raggiungere la vetta.

46/N          Per lo spigolo sud

Primi salitori:  B. Laritti-G. Pagani, 30 luglio 1974

Sviluppo:  500 m. (330 molto difficili)

Difficoltà:  dal IV al VI- con passaggio di A1

Tempi:  ore 7

Roccia molto buona.

L'itinerario si svolge in comune con la via Bernard nella prima e nell'ultima parte, risolve parzialmente uno degli ultimi problemi alpinistici della cima, tralasciando il lungo tratto iniziale dello spigolo sulla sinistra dell'attacco della via Castiglioni dello spigolo sud-est.

Dal Bivacco del Velo (m. 2358) seguire l'itinerario di avvicinamento alla via da sud-ovest.

Anziché calarsi con quattro doppie attaccare dopo una prima calata di 20 m., alcuni facili caminetti, ed una seconda doppia di 30 m.

Raggiungere una fessura di IV+ e, dopo 5 m., attraversare a destra fino ad un canalino che, trasformatosi in cengia, porta sullo spigolo sotto un piccolo strapiombo.

Evitarlo a destra, arrampicare diritto un paio di m. (IV+) e seguire un diedro che riporta sullo spigolo.

Seguire fin dove si alza giallo e strapiombante sopra una larga piazzola.

Salire per placca a destra 10 m., raggiungendo un terrazzino.

Deviare leggermente a sinistra lungo un diedro e, quando strapiomba, attraversare a destra su una placca fino ad un diedro di 2 m.; salirlo e attraversare 3 m. a sinistra per salire un altro diedro giallo.

Al termine attraversa ancora a destra 5 m. fino a un punto di sosta (VI- / A1).

Alzarsi in diagonale a prendere una fessura a mezzo metro dallo spigolo.

Lasciarla dopo 3 m. per ritornarvi dalla destra fino alla fine.

In bella esposizione attraversare a sinistra al di là dello spigolo (VI-).

Seguire poi la soprastante fessura-camino 40 m. fino ad una sosta dove lo spigolo attenua la sua verticalità.

Continuare prima a sinistra e poi a destra di una fessura, raggiungendo delle rocce più facili da seguire sulla destra fino ad un intaglio, dove da sinistra sbocca la via da sud-ovest.

Per le facili rocce della calotta sommitale in vetta.

46/0           Discesa

(ore 1,15; II; due calate in doppia; evitabili con difficoltà di III).

Dalla vetta scendere sulle rocce della cresta Nord un tiro di corda e poi a Est (verso Val Pradidali) lungo un camino (si può anche scendere subito verso Est ad un camino, scendere 30 m. e poi attraversare sulla sinistra al camino di cui sopra).

Quando il camino tende ad allargarsi lasciarlo a destra per scendere obliquamente in basso a sinistra fino a raggiungere il camino della via normale da scendere con una doppia o in arrampicata, fino alla ripida terrazza che fascia a Nord la cuspide del Sass Maor.

Procedere per ghiaie verso sinistra in basso e poi per rocce sul versante Ovest (verso la Cima della Madonna).

Continuare in basso, attraverso cenge e salti rocciosi, arrivando ad uno spuntone.

A sinistra di esso per canalino si arriva alla Forcella con la Cima della Madonna.

Calarsi nel canalone a sinistra seguendolo in basso attraverso salti di roccette e ghiaie.

Alla prima diramazione del canalone prendere il ramo destro; alla seconda, più in basso il ramo sinistro fino all'ultimo salto formato dall'enorme masso incastrato.

Scenderlo in doppia (c. 15 m. - chiodo con anello o con un anello di roccia in basso sulla destra) o in arrampicata per la placca sotto la spaccatura sulla destra (12 m.; III).

Lungo il ghiaione e il sent. 742 al Bivacco del Velo.